PINEROLO

Chiesa Cattolica
in Italia

PINEROLO  Diac.Perm.  10/02/2018    I primi discepoli

I PRIMI DISCEPOLI
"Che cercate?"
(Gv 1,35-42)

LA FEDE COME INCONTRO CON GESÙ CRISTO
+ Negli incontri di quest'anno vogliamo andare alla radice del nostro essere credenti. La nostra vita di fede si gioca tutta su un incontro, su un rapporto con una Persona, su una storia d'amore con Uno che ci ha fatto perdere la testa: Gesù Cristo! Vedremo perciò alcuni incontri con Gesù, nel vangelo di Gv.
Non diamolo troppo per scontato questo incontro. Siamo proprio sicuri che la nostra fede stia salda sulla roccia che è Gesù? Possiamo dire di averlo incontrato davvero, di vivere per Lui, con Lui, in Lui?

+ In Gv il primo incontro di Gesù è con alcuni discepoli del Battista che divengono poi suoi discepoli.
Non è un testo che va bene solo per i giovani o per quei pochi che sono chiamati a una sequela particolare di Gesù, al sacerdozio o alla vita consacrata. Questo è un testo per ogni persona che vuole essere discepolo del Signore Gesù; ci dice cosa vuol dire seguire Gesù Cristo.
Difatti è nominato Andrea e poi anche gli altri chiamati dopo di lui, mentre non si fa il nome di quell'altro discepolo chiamato insieme ad Andrea. È una casella vuota, che ciascuno può riempire. Il discepolo ignoto è il discepolo di ogni tempo. Sono io.

GIOVANNI BATTISTA
+ L'incontro è tra Gesù e alcuni uomini, ma di mezzo c'è anche il Battista.
Il Battista compare per primo sulla scena, come una figura ferma, stabile: è colui che stava là, al suo posto, lo stesso posto del giorno precedente. Lui non è chiamato ad andare, a "fare il missionario". Non sarà uno dei Dodici che annunceranno al mondo Gesù, ma è uno che prepara l'accoglienza di Gesù, pronto subito a scomparire per lasciargli la scena, pronto a perdere tutto, anche i propri discepoli, per consegnarli a Gesù.
--> Disponibilità a farsi da parte, a scomparire e a non ritenere proprietà nostra le persone, le iniziative pastorali...: come starebbero bene queste cose anche in noi sacerdoti e diaconi! Ma siamo malati di protagonismo.

+ Compito del Battista è accorgersi di Gesù quando passa. Fissando lo sguardo su Gesù: il verbo (emblepein) indica un guardare intenso, con attenzione, un guardare "dentro" per conoscere meglio quella cosa o quella persona che si sta guardando. È solo uno sguardo penetrante, non superficiale, che permette di riconoscere Gesù. Solo un "uomo del deserto", come il Battista, ha questo sguardo che vede di più e riconosce di più. E una volta riconosciutolo lo addita agli altri: "Ecco l'Agnello di Dio". Cristo non lo si incontra mai in astratto ma attraverso la mediazione di un'altra persona. Lo incontri attraverso una persona che ti attrae, che ti mette dentro dei dubbi, delle domande, dei desideri.
--> Che grazia trovare , nella nostra vita, un Battista che ci indichi Gesù!! È il ruolo di un buon Padre spirituale, di uno che non ti dà dei consigli ma che ti aiuta a riconoscere Gesù che passa nella tua vita.

GESÙ
+ Per prima cosa si dice che Gesù passava: non si dice nulla di questo suo passare: né da dove arriva, né dove sta andando, né perché passa proprio di lì. Sembra che sia tutto per caso.
--> Non è così anche per tante vicende importanti della nostra vita? Certi incontri paiono pure casualità, e poi ti accorgi che ti hanno cambiato il corso della vita.

+ Non è uno qualunque quello che sta passando. Il Battista lo definisce Agnello di Dio. Gesù come "agnello" è un'immagine importante in Gv, e la ritroveremo nella Passione. Per Gv Gesù muore in croce alle tre del pomeriggio nella vigilia della Pasqua ebraica, proprio l'ora in cui nel Tempio venivano sgozzati gli agnelli che poi venivano mangiati nella sera di Pasqua: Gesù è il vero agnello sgozzato, la sua morte è la vera Pasqua. Per ora tutto questo i discepoli ancora non possono capirlo, ma è bene che se lo sentano dire da subito.
--> E a noi è chiaro che siamo seguaci dell'Agnello immolato, e non prima di tutto di un grande predicatore o di uno straordinario taumaturgo?

+ Rispetto ai discepoli, è detto che Gesù, vedendoli dietro di Sé, si voltò: Gesù non li ha visti per caso, ha dovuto voltarsi, lo ha fatto di proposito. Da parte sua l'incontro con i discepoli è ricercato, voluto.

I DISCEPOLI
+ "Sentendo Giovanni parlare così, seguirono Gesù": si segue Gesù, non colui che ce lo annuncia!
--> Giovanni porta a Gesù: non fermiamoci al sacerdote in gamba, andiamo oltre.
Nei vangeli seguire è sempre un verbo forte, che non indica solo andare dietro materialmente a una persona, ma aderire a lui. Seguire vuol dire camminare insieme a qualcuno, ma soprattutto camminare dietro a qualcuno, non davanti né di lato: è sempre il Maestro che decide la strada, non il discepolo.
--> Quante volte ci ritroviamo, nella preghiera, a consigliare a Gesù quale sia la strada migliore!

+ Ma cosa significa seguire Gesù?
Significa innanzitutto lasciarsi porre una domanda radicale: Che cosa cercate? (motto del vostro nuovo Vescovo). Queste sono le prime parole che Gesù pronuncia nel Vangelo di Gv, ed è la prima domanda che Gesù pone a chiunque sente il desiderio di seguirlo. Perché la fede, prima di essere una risposta decisiva, è una domanda decisiva.
Che cosa cercate? Cioè: Che cosa vi sta veramente a cuore? Che cosa vi aspettate da me? Cosa sperate di ottenere, seguendomi?
--> Io cerco ancora qualcosa nella mia vita? Gesù lo "cerco" davvero, nel senso che è Lui il desiderio più grande che ho? E se mi rivolgo a Gesù, cosa cerco da Lui? Un po' di pace interiore? Uno che mi garantisca che le cose mi andranno bene nella vita?

+ È una domanda a cui non si risponde una volta per tutte, ma che dobbiamo tornare a farci ogni tanto, declinandola nelle varie situazioni della nostra vita: Che cosa cerchiamo nell'amore? Che cosa cerchiamo nel nostro lavoro? Che cosa cerchiamo da certe scelte? Che cosa cerchiamo quando rimaniamo aggrappati a dolori che non riusciamo a far andare via?

+ "Dove abiti/dimori/rimani?" Ecco la risposta giusta, sotto forma di domanda, che rivela una ricerca autentica di Dio! Il verbo dimorare/rimanere è molto importante in Gv. Si capisce subito che i due non chiedono a Gesù soltanto di conoscere la sua abitazione, come luogo fisico, ma come luogo spirituale. Del resto se chiedi a una persona il suo indirizzo non è per andare a vedere se ha la casa grande o piccola, i mobili belli o no, ma per incontrare quella persona.
Si vede qui tutto il desiderio di un'intimità di rapporto, di una comunanza di vita; come dire: qual è la tua vita, il tuo modo di esistere, il mistero della tua persona? È possibile condividere la tua vita, la tua missione, il tuo destino? È proprio ciò che vuole Gesù da noi, condividere con noi la Sua vita.

+ Alla domanda dei discepoli, Gesù risponde: "Venite e vedrete". Gesù non spiega nulla, invita ad andare e a vedere; non risponde con un piccolo compendio di teologia ma con un invito all'esperienza. Questi due discepoli non devono prima capire e poi vivere, ma devono vivere per capire: la fede non è questione di "capire" Dio, ma di fare esperienza di Dio.
--> Forse la nostra catechesi e il nostro annuncio è ancora centrato sulla dottrina anziché sulla vita, sul far conoscere anziché far sperimentare. Ma abbiamo le carte in regola per poter dire a qualcuno: Vieni e vedi come si vive bene nella nostra comunità, nel nostro gruppo...?

+ "Venite e vedrete". Venite è al presente: è questo ciò che dovete fare subito, con la massima fiducia. Vedrete è al futuro, ma non è detto né quando vedranno né cosa vedranno.
--> Noi vorremmo conoscere tutto in anticipo, come quando prenotiamo un viaggio in un'agenzia, con tanto di programma dettagliato e di costo. Gesù non ci dice nulla: bisogna fidarsi e andare, perché si tratta di seguire Lui, prima che di abbracciare un preciso progetto di vita (se decido di sposarmi non so cosa mi accadrà nella vita, ma decido di giocare la mia vita con quella donna, disposto a prendere tutto ciò che questo comporterà).

+ Poi i due fanno esattamente ciò che Gesù ha chiesto loro: andare e vedere.
Andarono, è un movimento, un lasciare le proprie strade, i propri progetti, anche buoni, di realizzazione (seguivano il Battista), per andare da Gesù.
Videro, cioè hanno toccato con mano davvero che Gesù non era uno qualunque, era il Messia (anche se poi ci vorrà del tempo per accettarlo per quello che è veramente).
"Erano circa le quattro del pomeriggio: di certi eventi fondamentali della tua vita ricordi perfettamente anche i dettagli. E qui Giovanni ci ricorda anche l'ora, perché probabilmente lui è uno di quei due primi chiamati.

+ Rimasero/dimorarono presso di Lui, cioè sono entrati in una profonda comunione di vita. Non si dice che si fermarono in casa sua, perché qui non è questione di casa, ma è questione di un rapporto con una persona, il Cristo. Ed è una relazione stabile, duraturo ("rimanere"), esattamente il contrario di ciò che cerca la gente oggi: esperienze forti ma brevi, fugaci, con l'incapacità o la paura di buttarsi in un lungo cammino. Ma le cose grandi, le cose che valgono, si costruiscono solo sul lungo periodo.

+ Andrea vide suo fratello Simone e gli dice: Abbiamo trovato il Messia! Chi ha sperimentato il fascino di incontrare e stare con Gesù, non può trattenerlo per sé; l'incontro con Gesù è qualcosa di incontenibile: "Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente... mi sforzavo di contenerlo ma non potevo" (Ger 20,9).
Abbiamo trovato, al plurale, perché l'esperienza di Cristo è sempre anche comunitaria.
E lo condusse da Gesù: questa è l'opera di ogni catechista, animatore, sacerdote, di ogni credente: essere degli Andrea che portano a Gesù, non a se stessi.
Il discepolato parte da una chiamata/proposta (vocazione) che si riceve e sfocia in una chiamata/proposta (missione) che si dona. E in mezzo c'è un'esperienza!

+ Gesù, fissando lo sguardo su di lui (stesso verbo del Battista): è quello sguardo penetrante, che ti vede dentro. Con Gesù non puoi mai dire: "non mi capisce". Gesù conosce bene Pietro, conosce il suo nome: Tu sei Simone... Il nome, nel mondo semitico, indica la persona, la sua identità più profonda.
E Gesù questo nome glielo cambia: ti chiamerai Cefa. Pietro pare il più passivo di tutti questi primi discepoli chiamati, ma è anche quello su cui Gesù opera di più, cambiandogli il nome (come i religiosi/e che in passato, facendo i voti, cambiavano il nome). Se Gesù gli cambia il nome è perché opererà una trasformazione radicale di Simone, ne farà una nuova creatura, dalla fede rocciosa, dura come la pietra.
--> Questo è anche il nostro cammino di discepoli: una vita alla ricerca del proprio nome. Siamo dei Simone alla ricerca di Pietro; da ciò che siamo a ciò che Gesù ci vuole far diventare.

CONCLUSIONE. La vita cristiana non è prima di tutto questione di dottrina (la nostra formazione tutta basata sulla catechesi, per ragazzi o per adulti?), neppure prima di tutto di culto (la Messa settimanale, la confessione ogni tanto), e neppure soltanto di una certa rettitudine morale (osservare i comandamenti): è l'incontro con il Cristo, una vita di intimità stabile con Lui.
--> È questo che il mondo non trova in tanti uomini di Chiesa, in noi ministri: preghiamo e cantiamo tanto nel nome di Gesù, ma si chiedono se noi davvero lo abbiamo incontrato, se siamo gente abituata a stare con Gesù, a dimorare in Lui, non solo con Lui, o se "facciamo il mestiere".

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