PINEROLO

Chiesa Cattolica
in Italia

PINEROLO  Diac.Perm.  07/04/2018    Maria Maddalena

MARIA MADDALENA
"Perché piangi? Chi cerchi?"
(Gv 20,1-2.11-18)

+ Ascoltiamo questa Parola come credenti innanzitutto, quindi come Parola rivolta a noi, discepoli del Signore; e poi come diaconi, Parola rivolta a noi come apostoli, chiamati al servizio dei fratelli.
Una lettura del testo attorno a quattro temi: la ricerca, il pianto, l'incontro, l'annuncio.

1. LA RICERCA
+ Maria è una donna in ricerca, e chi cerca è perché desidera, è perché ama, come si vede da ogni gesto e ogni parola di questa donna:
- Cercare. Il verbo è sotteso a tutto, esplicitato dalla domanda di Gesù: "Chi cerchi?" e come è espresso anche nel testo del Cantico che fa da sottofondo a questo racconto: "Lungo la notte ho cercato l'amato del mio cuore; l'ho cercato, ma non l'ho trovato" (Ct 3,1). È l'amore che la fa cercare con ostinazione Colui che essa ama.
- "Si reca... corre": è l'amore che la fa mettere in cammino verso il sepolcro "quando era ancora buio", fuori e dentro di lei; cioè è l'amore che ti fa camminare anche quando ogni speranza sembra affossata e intorno a te c'è solo tenebra;
- "Stava". è l'amore che la fa rimanere lì al sepolcro, anche quando i due apostoli se ne tornano a casa. L'amore rimane, l'amore persevera, non desiste.
- "Piangeva". è l'amore che la fa piangere (4 v), e anche "piangere" è un verbo tipico dell'amore perché chi ama davvero non può non soffrire per la persona amata.
- Annunciare. è l'amore che la spinge ad annunciare, a condividere subito con altri la gioia dell'incontro.

+ Ma cosa cerca Maria? Gesù la aiuta a chiarirsi bene l'oggetto della sua ricerca, riprendendo le parole degli angeli: "Perché piangi?", ma indicandole anche la direzione in cui trovare la risposta: "Chi cerchi?". Forse tante nostre inquietudini interiori a livello spirituale derivano dal fatto che cerchiamo il Dio sbagliato nel luogo sbagliato: Maria cerca il suo Gesù, quello di prima, e ormai sa che lo può trovare solo morto, in un sepolcro. Perciò anche quando se lo trova davanti non lo riconosce perché non è il Gesù che cerca lei, non è quello che vuole incontrare lei.
Perciò pensa che quell'uomo che si trova davanti sia "il custode del giardino": che bello questo Gesù che assomiglia a un giardiniere! È il Gesù che tutti i giorni ci viene incontro sotto le spoglie del nostro vicino di casa, del marito/moglie, di tutte le persone "normali" che incrociamo nelle nostre giornate.

+ Questa difficoltà a riconoscere il Risorto è una nota che ricorre in tutte le apparizioni pasquali ed è il modo con cui i Vangeli ci vogliono dire della nostra difficoltà di riconoscere il Risorto presente e operante dentro la nostra quotidianità, in ogni situazione della vita, in ogni persona che incontriamo.

+ Ma questo è possibile solo in forza della fede. Maria è una donna che cerca, ma che non sa ancora vedere e perciò deve fare un cammino di purificazione dello sguardo, lo sguardo della fede, per arrivare a conoscere Gesù.
Questo cammino di fede di Maria, questo sguardo della fede che si affina, Gv ce lo descrive anche attraverso l'uso attento del verbo vedere, uno sguardo sempre più in profondità. Gv nel suo Vangelo quando deve dire "vedere" usa tre verbi diversi che ritroviamo, tutti e tre, a proposito della Maddalena:
* "Vide che la pietra..." (1, blepo, vedere): è un vedere puramente materiale, che non comprende;
* "vide due angeli... e vide Gesù.." (12.14, theorèo, osservare): è uno sguardo più attento che suscita dentro delle domande, che cerca di comprendere;
* ho visto il Signore" (18, eoraka, intuire): è il vedere della fede, approdo finale.
Ecco il cammino di Maria: lo sguardo superficiale degli inizi, che conclude in fretta: il cadavere è stato trafugato; poi lo sguardo più attento, che cerca di andare in profondità di fronte a quei due angeli e al presunto custode del giardino; e infine lo sguardo illuminato dalla fede che ormai fuga ogni dubbio.

2. IL PIANTO
+ "Perché piangi? Chi cerchi?". In Gv queste sono le prime parole del Risorto. Come prima cosa Gesù si preoccupa delle nostre lacrime. Anche delle nostre lacrime di preti.
I diaconi piangono? Può darsi che non piangano gli occhi ma certamente molto spesso ci piange il cuore. E ci piange in quanto uomini, che condividono in tutto la vita e i problemi di tutta la gente; e poi ci piange in quanto diaconi, per gli insuccessi, per la risposta così scarsa della nostra gente, per il sentirci impotenti, a volte frustrati... Anche Gesù ha pianto... Non sono molti quelli che sanno vedere le lacrime dei diaconi, e forse anche per questo sono lacrime amare.
--> La prima parola di Pasqua che il Risorto rivolge anche a me diacono è: perché piangi? Io perché piango? Qual è il motivo che più mi affligge in questo tempo della mia vita?

+ E poi le lacrime fanno parte della vita di un diacono anche in altro modo: attraverso l'incontro con gente che piange, che cerca in noi non tanto consigli per risolvere i propri problemi, ma un orecchio che ascolta, un cuore che accoglie il proprio dolore, le proprie lacrime.
"Perché piangi?" non è tanto una domanda per conoscere la ragione di tante lacrime (sappiamo benissimo che tanto dolore non ha un perché, o almeno non ci è dato di conoscerlo); è piuttosto un modo per far sentire la propria vicinanza, , per far capire che quelle lacrime non ci lasciano indifferenti per dire: "mi sono accorto che stai soffrendo tanto".
Ci è così chiesto di essere degli "angeli", di essere Gesù, per tanti! Vediamo quasi ogni giorno visi rigarsi di pianto. E già sarebbe grazia che chiedessimo: "Perché piangi?". Sarebbe grazia perché sarebbe segno che non siano ancora annegati nel mare dell'indifferenza.
--> Ci abbiamo ormai fatto l'abitudine alle lacrime di chi bussa alla nostra porta? Tiriamo su barriere protettive per non lasciarci troppo coinvolgere? Gesù davanti alla sofferenza "si ferma, ha compassione, si china, tocca..." (sono tutti verbi che ritroviamo nei vangeli). Un cuore che non sa piangere è un cuore che non sa amare!

3. L'INCONTRO
+ Ciò che apre gli occhi di Maria e le fa fare il salto della fede è udire pronunciare il proprio nome. La risposta di Gesù alle nostre lacrime e alla nostra ricerca è chiamarci per nome. Solo una persona che ti ama ti può chiamare per nome, cioè per chi veramente sei. "Non temere...: ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni" (Is 43,1).
--> Certi nostri momenti di preghiera solitaria, silenziosa ci servono non per preparare l'omelia, non per presentargli le richieste per noi e per la nostra gente, ma semplicemente per metterci in ascolto di Lui che pronuncia il nostro nome. È questo che ci tiene in piedi come discepoli, oltre che come diaconi.

+ A quel punto Maria "si voltò" (2 v) (strepho). Ma era già voltata! C'è sempre bisogno di voltarsi per riconoscere Gesù; è necessario lasciarsi il sepolcro alle spalle per incontrare il Vivente! La vera conversione è voltarsi ancora una volta verso Colui che ci chiama per nome, lasciarsi dire da Gesù la propria identità.

+ Questo è quanto basta per la nostra consolazione. Il resto sono subito parole di missione. Perché l'incontro con Cristo è sempre qualcosa di fugace, mai un'esperienza prolungata: "Egli passa via presto!" (Ambrogio). Non fugace perché io ho sempre fretta e non mi lascio trovare o non so "stare", ma è di suo che è così: "non mi trattenere"....

4. L'ANNUNCIO
+ Potremmo dire: siamo arrivati! Finalmente l'incontro, il riconoscimento! Cosa ci può essere ancora dopo l'abbraccio con l'Amato che tanto cerchiamo? E invece l'esperienza di Gesù esige ancora un passo, uno sbocco al di fuori: "non mi toccare/trattenere" (17).
L'ultimo passo del cammino di Maria è dunque la missione: "Và dai miei fratelli e di' loro...".
- Maria è rimandata agli Apostoli (come accadrà ai due di Emmaus o come a Tommaso che può vedere il Risorto solo quando anch'egli è nella comunità): è l'ecclesialità della fede! Non ci può essere autentica esperienza di Cristo se non nella comunità. Lei cercava il corpo fisico, morto, di Gesù, e Gesù la rimanda al suo corpo mistico, vivente, che è la Chiesa, la comunità!
- "Andò ad annunciare ai discepoli ...", ad annunciare, perché "la fede si rafforza donandola": il compimento del cammino della fede non è l'incontro con Dio, ma la missione, l'annuncio.
- "Ho visto il Signore! e ciò che le aveva detto": l'annuncio è la comunicazione di un'esperienza: ciò che ho visto, ciò che mi ha detto (cf 1Gv 1,1ss); non ciò che ho letto, ciò che ho studiato; o anche tutte queste cose, ma in quanto mi hanno aiutato a incontrare il Signore Gesù, a fare esperienza di Lui.

+ Interessante la differenza tra il primo annuncio di Maria ai due Apostoli: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove lo hanno posto" (2) e quello che fa ai discepoli: "Ho visto il Signore!, e ciò che le aveva detto" (18). Di mezzo c'è stato l'incontro!
--> Spesso il nostro annuncio è del primo tipo: una lamentela continua perché "ci hanno rubato il Signore", ci tolgono i crocifissi dai luoghi pubblici, non c'è più la Democrazia Cristiana, in TV non si parla più di Dio... E non sappiamo più dire alla gente dove sia, dove incontrarlo: anche noi non sappiamo più dove sia stato posto il Risorto!

+ No, dice Gesù: tu annuncia che Dio è "Padre mio e padre vostro, Dio mio e Dio vostro. Non dobbiamo annunciare che Dio esiste, ma che Dio è Padre! Grazie a Cristo e in Cristo quel rapporto di comunione filiale con Dio è reso possibile anche a noi.


- So ancora piangere?
- Sono ancora in ricerca? Di chi, di che cosa? Oppure penso di aver già trovato tutto?
- Cerco di rinnovare ogni mattino il mio incontro?
- Di che cosa è fatto il mio annuncio?

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