PINEROLO

Chiesa Cattolica
in Italia

PINEROLO  Diac.Perm.  06/10/2018    Il mondo e l'uomo

«IN PRINCIPIO»

1. Il mondo e l'uomo (Gen 1,1-2,4a)

2. Il giardino e la donna (Gen 2,4b-25)

3. La tentazione e la caduta (Gen3,1-7)

4. Le maledizioni e le promesse (Gen 3,8-24)

5. Caino e Abele (Gen 4,1-16)




Introduzione
I primi cc. di Genesi li conosciamo tutti molto bene. Ma non sono di facile lettura, soprattutto perché, riguardo a questi testi, forse non siamo ancora riusciti a svestirci di alcune idee storte che ci portiamo dentro da quando siamo andati al catechismo.

+ Ecco allora qualche istruzione per l'uso.
-> Non leggiamo queste pagine come un libro di storia, che ci fa la cronaca di quanto è accaduto qualche milione di anni fa.
-> Non leggiamole come un libro di scienza che ci vuole spiegare le origini del mondo con una teoria diversa dal big-bang, diversa dall'evoluzione, magari cercando in tutti i modi di far andare d'accordo Bibbia e scienza (es. i sei giorni della creazione come le sei ere geologiche...). Il problema di un conflitto tra la scienza e la fede non si pone proprio, perché fanno due discorsi diversi: "La Bibbia non ci dice come vanno i cieli, ma come si va in Cielo" (Galileo).
-> Non leggiamole come favole, anche se troviamo un serpente che parla. Qui non si finisce con "la morale della favola", con un insegnamento su qualche bel valore o virtù.
-> È un altro il genere letterario di questi testi, e cioè il mito: racconto fantastico con cui tutte le culture cercavano di dare una spiegazione alle grandi domande della vita. ? E in quanto credenti le leggiamoli come Parola di Dio, una lettura nella fede. E anche una lettura esistenziale, per la nostra vita. Perché queste pagine sono una riflessione, alla luce della fede, sul mondo e sulla storia, sulla condizione dell'uomo e sulla sua vita e anche su Dio.

+ Da dove partono infatti questi racconti? Partono dall'esperienza quotidiana, che ha posto da sempre all'uomo alcuni grandi interrogativi: Perché l'uomo è soggetto a un duro lavoro per poter vivere? Perché va incontro alla sofferenza e alla morte? Perché l'uomo e la donna si cercano sempre, eppure sono tra loro in continua lotta e tensione? Perché tanto odio dell'uomo verso l'altro uomo, fino alla violenza, all'omicidio? ... Cioè: che senso ha tutto ciò che noi siamo e ciò che viviamo? A questo mirano queste pagine: la ricerca del senso!
È come se davanti a un uomo noi ci chiedessimo: perché è così alto? Perché ha i capelli neri? Perché ha gli occhi verdi?... La spiegazione di tutto sta nel suo DNA. Questi cc. sono il DNA, la mappa cromosomica della realtà che ci troviamo a vivere, con le sue cose belle e con le sue cose storte.

+ E il DNA qui è chiamato "in principio...", che non è un principio cronologico, non è l'inizio dei tempi, ma è ciò che sta all'origine, è il fondamento. Queste pagine dicono che una certa cosa è "dal principio" per dire che è cosa che sta alle radici, è cosa di tutti e di sempre, perché l'uomo è sempre lo stesso.
Così queste pagine ci parlano di Adamo, che non è il primo uomo, vissuto qualche milione di anni fa, ma è ogni uomo: Adamo sono io! Questa biografia di Adamo è semplicemente la mia autobiografia.

+ Dunque l'itinerario che dobbiamo fare in questi tre giorni è un viaggio alla scoperta del senso, il senso di questo nostro mondo, di questa nostra storia, di questa nostra vita.


IL MONDO E L'UOMO
(Gen1,1-2,4a)

INTRODUZIONE. La Bibbia inizia con due racconti di Creazione: Gen 1, il racconto dei sette giorni, e Gen 2 con il giardino e l'uomo fatto dalla terra. Sono due racconti che, seppur in modo diverso, dicono le stesse cose. Due racconti che provengono da tradizioni diverse: la tradizione sacerdotale (c. 1), risalente al tempo in cui Israele si trovava in esilio a Babilonia; la tradizione jahvista (c. 2), più antica di 500 anni, risalente più o meno all'epoca del re Salomone. Ma quello che interessa ad entrambi non è fare una cronaca della Creazione ma indicare qual è il senso delle cose create.

STRUTTURA. Principio settenario (la mistica dei numeri): c'è un'insistenza ossessiva sul numero 7:
- la creazione in 7 giorni; - 7 volte il verbo "creare"; - il v. 1 è fatto di 7 parole e il v. 2 di 14;
- 7 volte il ritornello "e Dio vide che era cosa buona"; - 35 volte (7x5) il nome Elohim, Dio.
Il numero sette è simbolo di completezza e perfezione, ha a che fare con Dio. Già questo è un modo per dire che tutto ciò che esiste è uscito da Dio ed è destinato a Dio e quindi tutto è buono e positivo.

TITOLO (1,1-2). Il v. 1 fa da titolo, condensa in una sola espressione il contenuto di tutto il capitolo e insieme al v. 2 è come un preludio teologico...
+ "In principio": qui si parla di ciò che è più importante, che è a fondamento (v. supra).
"Dio creò il cielo e la terra": è una formula che, prendendo i due estremi, vuole indicare il tutto.
+ Il v. 2 esprime però una piena negatività: "la terra era informe e deserta", per dire caos e nulla, morte, mancanza di vita. E "le tenebre che ricoprivano l'abisso": l'oscurità nella Bibbia simboleggia sempre calamità, disgrazia. E sotto l'abisso, un baratro smisurato e senza fondo che, per la cosmologia di allora conteneva le acque inferiori ed era percepito come elemento tumultuoso e devastante.

+ Ecco dunque la grande verità di questo c. 1, sintetizzata nei primi due vv.: la creazione è l'atto con cui Dio dice no a questa realtà negativa, che noi chiamiamo anche il nulla, il caos. E infatti su questa realtà negativa "aleggiava lo spirito/vento di Dio", cioè un vento fortissimo, il vento cosmico. Ma sia la tradizione ebraica che poi quella cristiana hanno già visto qui lo Spirito di Dio che "plana" su queste acque caotiche primordiali, che le "cova", come a dire che l'azione di Dio è un'azione per la vita.

LA CREAZIONE. A questo punto inizia la creazione vera e propria e il racconto è tutto in crescendo: si parte dalla creazione delle realtà inanimate (i primi tre giorni), poi un giro di boa importante il quarto giorno, poi la creazione degli esseri che hanno vita, gli animali, sino a culminare nella creazione dell'uomo. Ma poi ancora un giorno, il settimo, per dare senso agli altri sei.

PRIMO GIORNO (1,3-5)
+ "Sia la luce" (5x in tre vv.!). È la prima delle realtà create, non perché viene prima nel tempo, ma perché è quella che riassume meglio cos'è l'opera creatrice di Dio: una vittoria sulle tenebre! Perché "Dio è luce, e in Lui non ci sono tenebre" (1 Gv 1,5).
Ma le tenebre restano: "Dio chiamò la luce giorno e le tenebre notte": Dio ha creato dunque il tempo, nel suo alternarsi di giorno e di notte. Ogni giornata è una parabola della nostra vita: un alternarsi di luce e tenebra, di gioie e dolori, di nascite e di morti.

SECONDO GIORNO (1,6-8)
+ Creazione del firmamento, una specie di vetro spesso, trasparente, che separava le acque superiori da quelle inferiori.

TERZO GIORNO (1,9-13)
+ Due opere il Signore compie in questo giorno: - la separazione delle acque sotto il cielo, dando così origine al mare e alla terraferma; - e la creazione dei vegetali, ultima opera della realtà inanimata.

QUARTO GIORNO (1,14-19)
È il giorno di mezzo, di particolare importanza. Dio crea il sole, la luna e le stelle, che servono per regolare il giorno e la notte, per fissare i mesi e gli anni ma soprattutto "per le feste", cioè per fissare il calendario liturgico (chi scrive è un sacerdote!). Perché la vita dell'uomo non scorre solo dentro il tempo, ma dentro un tempo sacro, dentro una storia della salvezza che ci è continuamente richiamata proprio dalla vita liturgica: il tempo liturgico è quello che ci mette in comunicazione con Dio.

QUINTO GIORNO (1,20-23)
+ Inizia la creazione degli esseri viventi: i pesci del mare e gli uccelli del cielo. E, quando compare la vita, compare anche la benedizione di Dio: "Dio li benedisse: siate fecondi e moltiplicatevi". La benedizione di Dio dona fecondità, è sempre fonte di vita.

SESTO GIORNO (1,24-31)
Come nel terzo giorno anche qui due opere: gli animali terrestri (24-25) e l'uomo.
La creazione dell'uomo (26-31). "Facciamo l'uomo a nostra immagine..."(26). Con chi sta parlando qui Dio? Probabilmente con le schiere celesti, quella specie di consiglio fatto di angeli, di cui si pensava che anche Dio fosse circondato, come tutti i potenti di allora. Un'altra bella interpretazione è che Dio qui sta parlando con l'uomo, come se gli dicesse: "Facciamo l'uomo, realizziamolo insieme questo progetto, tu ed io!", perché l'uomo non è mai fatto una volta per sempre: uomini si diventa!

+ Rispetto ai vegetali e agli animali, manca, a proposito dell'uomo, l'annotazione "secondo la propria specie"! Per l'uomo non c'è distinzione "secondo la propria specie", e questa è un'affermazione forte contro ogni tentazione di discriminazione razziale. L'uomo è sempre uomo.

+ Con l'uomo siamo al vertice dell'opera creatrice di Dio, al suo capolavoro. Solo dell'uomo si dice che è creato "a immagine e somiglianza di Dio". Sono due parole che dicono insieme, paradossalmente, vicinanza e lontananza: immagine indica la statua, qualcosa di molto simile alla realtà che si vuole raffigurare; somiglianza dice meno precisione rispetto all'originale. L'uomo è qualcosa di molto simile a Dio ma anche qualcosa che non lo identifica pienamente.
Ne viene fuori comunque il valore e la dignità dell'uomo, come "statua di Dio", e se un comandamento vieterà agli ebrei di non fare alcuna statua o immagine di Dio è perché la statua, l'immagine più bella e più somigliante a Dio è proprio l'uomo. L'uomo deve essere il rappresentante di Dio nel mondo: là dove c'è un uomo lì c'è Dio. "Hai visto un uomo? Hai visto Dio!" (Clemente Alessandrino). E ogni uomo, anche quello malato, anche quello povero, è immagine di Dio, non solo il re, come dicevano anche alcune culture vicine a Israele.

+ Poi i teologi hanno cercato di spiegare in che cosa concretamente stia questa somiglianza dell'uomo con Dio: nella sua intelligenza, nella sua volontà, nell'avere un'anima, cioè una parte spirituale... Ma alla Bibbia questo non sembra interessare molto. va piuttosto in un'altra direzione: "a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò". Maschio e femmina dice che tra gli uomini c'è una differenza di base, una alterità, con buona pace di tutte le teorie gender. E proprio in questa alterità molti hanno visto la vera immagine di Dio: è la coppia, più che solo il maschio o solo la femmina, che porta in sé l'immagine di Dio, la coppia come realtà differenziata eppure complementare, in profonda comunione. Proprio come la Trinità: Tre Persone distinte eppure così unite da formare un solo Dio.

+ C'è un evidente paradosso in questa creatura così speciale che è l'uomo: l'uomo viene creato come culmine della creazione, l'unico che è ad immagine e somiglianza di Dio, eppure non ha un giorno di creazione per sé! L'uomo, condivide lo stesso giorno di creazione con gli animali, si nutre dello stesso cibo e ha la stessa benedizione degli animali, anche se con un'aggiunta.
Questo è il paradosso che ci portiamo dentro: siamo esseri animali e insieme esseri divini. Ed è estremamente complicato tenere insieme queste due cose, per cui la tentazione continua è quella di semplificarle dicendo: "L'uomo è solo un animale. Nasce e muore ed è finita là"; e si finisce per vivere come bestie! Oppure l'altra tentazione è quella di dire: "Noi siamo come Dio" e finiamo per crederci onnipotenti, senza limiti. Il nostro compito è vivere fino in fondo la nostra vocazione divina, ma senza mai dimenticarci che non siamo Dio, ma solo fatti ad immagine di Dio.

+ Infine troviamo che qui cambia la solita formula: non si dice che "Dio vide che era cosa buona", ma che "era cosa molto buona, molto bella". E questo ci apre al sabato che Dio sta per creare.

IL SETTIMO GIORNO (2,1-4a)
+ Il sabato, culmine della creazione, è il giorno in cui Dio "cessò da ogni suo lavoro", per dirci che il centro di gravità della nostra vita non è il lavoro, ma la gioia della libertà. Come Dio, anche l'uomo non deve essere schiavo del suo lavoro, ma padrone e perciò sa dominarlo, sa sospenderlo.
Ma in questo giorno Dio anche "porta a compimento", a pienezza tutta la creazione: un lavoro è "compiuto" non solo quando è finito, ma quando io mi fermo e contemplo, e godo di quanto ho fatto. L'uomo, è fatto nel sesto giorno ma per poter entrare nel settimo, perché, come Dio, entri anche lui nel sabato e sappia godere della creazione. Perciò il sabato è giorno di lode e di celebrazione prima ancora che di riposo, è il tempo in cui ci si ferma per riconoscere e dire: "Sì, è cosa buona, molto buona".

+ "Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò". Il sabato è "consacrato, santificato", cioè separato dagli altri giorni, messo da parte: sarà per l'uomo giorno festivo rispetto agli altri sei feriali.
E per il settimo giorno non si dice "e fu sera e fu mattina", perché questo è il giorno che non ha fine, il giorno della comunione con Dio. Il sabato rappresenta la destinazione finale del tempo e dell'uomo alla comunione con Dio.

I VERBI DELLA CREAZIONE. L'azione creatrice di Dio è espressa con verbi diversi.
- Creare (7x), verbo che nella Bibbia ha per soggetto solo Dio. Qui si dice che tutto è una creazione di Dio, e allora nulla di ciò che c'è in natura va divinizzato: Lui solo è Dio! E questo perché anche Israele era tentato, come i popoli a lui vicini, di divinizzare certi animali, o una realtà misteriosa e minacciosa come il mare, o ancor di più il sole, la luna e le stelle.
-> Noi non abbiamo perso questo vizio di divinizzare qualcosa di altro da Dio: una setta con culto a Maradona (o Ronaldo), una sorta di venerazione panteistica per la natura, l'abitudine di consultare l'oroscopo...

- Dire, è il verbo più usato. Per 10 volte: "E Dio disse". Queste sono le "dieci parole" della Creazione, che immediatamente ci richiamano le dieci parole del Decalogo: come è attraverso le dieci parole di Dio che il mondo e l'uomo esistono, così è attraverso l'obbedienza alle dieci parole del decalogo che l'uomo può davvero esistere come uomo.
Inoltre se la creazione viene da una parola di Dio, essa è una comunicazione di Dio, Dio ci parla nelle cose del creato: mettiamoci in ascolto del mondo, il mondo va vissuto con le orecchie....

- Fare. Dio "fa il firmamento"; "fa le luci", "fa gli animali", e infine "fa l'uomo".... Nella Bibbia troveremo spesso che l'uomo "fa" tante cose, e spesso si fa anche gli idoli! Che non sono tanto gli idoli intagliati nel legno, le statuine, ma certe concezioni del vivere: il successo, la salute, la bellezza fisica, i soldi. L'insistenza di Gen 1 sul fare di Dio vuole mettere in guardia da quel fare dell'uomo che diventa idolatrico, perché uno crede di essere lui a fare, a costruire la propria esistenza, ma è Dio che fa!

- Separare. Quando crea il mondo Dio separa le cose: separa la luce dalle tenebre, separa le acque che sono sopra dalle acque che sono sotto il firmamento, fa emergere la terra dal mare (quindi li separa). L'idea del separare c'è anche in quel frequente "ognuno secondo la sua specie", detto dei vegetali e degli animali: è un modo per dire che è tutto distinto, tutto ordinato. In altre parole si dice che la creazione è l'uscita dalla confusione, dal caos primordiale, da quell'acqua su cui c'è il grande vento, o lo Spirito che aleggia ed è strutturata nell'ordine, nell'armonia.
-> Anche nella vita spirituale dobbiamo imparare a separare, distinguere ciò che in noi è confuso, "mettere ordine nella propria vita": non mettere tutto sullo stesso piano, non dare importanza a ciò che è secondario e viceversa.

- Benedire. L'ultima e definitiva parola di Dio sulla creazione è la benedizione, che compare solo negli ultimi tre giorni, cioè solo quando compare la vita: sugli animali, sull'uomo, e infine anche per il sabato. È il punto di arrivo: saper vedere tutto come benedetto, perché la vita è una benedizione, qualunque essa sia. Dunque: essere felici di vivere.

CONCLUSIONE + Se i primi cc. di Gen cercano di dare una risposta alle grandi domande della vita, la prima risposta che ci è data, quella "in principio", cioè quella più importante, è: ricordati che la vita è bella, che tutto attorno a te è buono, che anche tu sei buono, che anche le persone attorno a te sono fondamentalmente buone. Impara da Dio: abbi uno sguardo ammirato su ogni cosa, su ogni persona, vedi prima di tutto il bello e il buono delle cose e delle persone: "E Dio vide che era cosa buona/bella" (tov) (7X!!!).

+ E non dimentichiamo che questo inno alla vita di Gen 1 nasce in ambiente di morte, quando Israele è in esilio a Babilonia, e si sente morire perché non riesce più a capire cosa sta succedendo. Israele ha perduto tutto ciò che Dio gli aveva promesso e donato: la terra, il re, il tempio..., e si domanda: "Non c'è più niente. Ma Dio c'è ancora?" È il momento della crisi, del buio, che ogni credente prima o poi attraversa quando sembra che i conti non tornino più. Sembra che Dio dopo averti promesso tante cose belle poi te la tolga.
In questa situazione nasce questo grandioso inno alla vita che, nella crisi della fede, dentro la morte, dice: "No! Dio c'è, è il Dio della vita, il Dio bello e buono che fa cose belle e buone".
Lo dice a noi che, specie da una certa età in poi, guardiamo questo mondo in modo sempre più pessimista: "Dove stiamo andando a finire? Va tutto a rotoli! Stiamo precipitando nel caos!". Lo dice a noi quando nella sofferenza, nell'angoscia, forse nella malattia psichica percepiamo di essere caduti nella confusione, nel caos, in una situazione di oscurità e di tenebra in cui non riusciamo più a intravedere vie d'uscita. Genesi 1 risponde: No! Il mondo viene da Dio; non è preda del caos ma è nelle mani di Dio; non va verso il caos ma verso il settimo giorno.

Chiudi