PINEROLO

Chiesa Cattolica
in Italia

PINEROLO  Vescovo  12/10/2018    Pasto, rito ed eucarestia 2

Pasto, rito ed eucaristia
2. Sacrificio e violenza a tavola
Riflessione di don Marco GALLO

"Abbiamo imparato ad ascoltare il pane"
"Non lasciarti imprigionare da nessun affetto. Preserva la tua solitudine. Il giorno, se mai esso verrà, in cui ti fosse dato un vero affetto, non ci sarebbe opposizione fra la solitudine intima e l'amicizia; anzi, tu potrai riconoscerla proprio da quel segno infallibile. La solitudine è il crogiolo dell'amore. E' la prova per la quale passano, a livelli diversi, lo sposo, l'amico, il mistico. Essa non è sterile ripiegamento, ma realizzazione della costante novità del desiderio: desiderio dell'altro, desiderio di aprire all'altro quella parte di noi stessi che sfugge al nostro stesso sguardo, a quest'altro che ci è più intimo di noi stessi. Essa è fedeltà al desiderio unico la cui realizzazione non è possibile che nell'invincibile speranza che ne costituisce la forza e che, di supplica in supplica, ci conduce al cuore invisibile del mondo". SIMONE WEIL


Introduzione fondamentale: la solitudine benedetta, la rabbia al di sotto della vita amorosa.
- Il caso serio: gli Sneet (single not in engagement, expectìng, toying). In It. Nel censimento 2015: 7.400.000 (41% in più rispetto al 2005). Denver 2016, tema dell'American Psychological Association: grado di felicità non inferiore alla media, valore al lavoro, vicino agli affetti, meno disponibili alle esperienze di sopportazione negativa.
- La solitudine buona. EUGENIO BORGNA, La solitudine dell'anima, Feltrinelli 2011 - Le passioni fragili 2017: Differenza tra solitudine (Simone Weil, si nutre di silenzio e del suo eros) e isolamento (si nutre di mutismo e della sua insignificanza).
- La rabbia ascoltata. AGOSTINO, Le confessioni, libro IV. La rabbia ha in ultimo a che fare con la morte. Stimare la rabbia, leggerla, saperla ascoltare, farla maturare in determinazione e preghiera.

1. La violenza a tavola

- A tavola con la morte. MASSIMO RECALCATI, L'ultima cena: bulimìa e anoressia, 1997: come per l'anoressia e la bulimìa (dialetto dell'anoressia) l'ultima cena è luogo dell'ombra, del tradimento, della catastrofe imminente, della menzogna, del sacrificio, della morte. Dopo c'è la notte fredda della preghiera inascoltata, della tortura, del Calvario. Rottura della commensalità, tradimento per trenta denari (chili) dell'Altro, più che degli altri commensali.
- Mangiare è esporsi allo specchio. Mangiare/bere è circo del desiderio, tra infinito (masticazione) e finito (stomaco), tra fame e sazietà/vomito. In questo senso mangiare si apre al simbolico, il cibo umano è cultura (il passaggio dal crudo al cotto è una nascita simbolica della società, Lévi-Strauss).
- Sotto la tavola, la violenza. ELIAS CANETTI, Massa e potere, 1960: lo spazio tra chi mangia e la tavola, necessità degli oggetti, la pietanza, i movimenti, l'animalità dissimulata, gli strumenti del trasporto, dell'infilzare, dello sminuzzare, distruggere, assimilare. "Io vivo perché tu muori". Il tabù alimentare, il limite del cannibalismo, del veganismo: la via biblica.

Genesi 9 - 3Ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo: vi do tutto questo, come già le verdi erbe. 4Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè con il suo sangue. 5Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello.

* Poter mangiare la carne ma non il sangue
* La via dello sterminio dei colpevoli e l'arcobaleno: la strada lunga di Abramo
* L'ubriacatura di Noè e le sue pudenda esposte.

2. II sacrificio: il costo del dono
- Una parola e molti fenomeni diversi. Nell'uso comune moderno mantiene solo il versante della privazione, della sofferenza, dell'autocensura spesso frustrante, della rassegnazione. Sia la liturgia (cfr. le cosiddette "parole della consacrazione" che in latino non parlano di sacrificio) sia la Scrittura ne manifestano invece un contenuto assai diverso. È in un certo senso una parola tecnica del cristianesimo.
- DE VAUX, Les sacrifìces de l'Ancient Testament, 1964:
* olocausto (tutto è bruciato),
* sacrificio di comunione (una parte ai sacerdoti, una parte bruciata, una parte condivisa in un banchetto),
* il sacrificio pasquale (tutto è mangiato in famiglia). Questo rende la parola sacrificio prossima alla fenomenologia del dono
* come totale privazione
* come coadivisione
* come identità di gruppo.
- "La legatura di Isacco", Gen 22.
1Dopo queste cose. Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». 2Riprese: «Prendi tuo tiglio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». 3Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. 5Allora Àbramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». 6Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. 7Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?». 8Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. 9Cosi arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Àbramo costruì l'altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. l0Poi Àbramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Àbramo, Àbramo!». Rispose: «Eccomi!». 12L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». 13Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offri in olocausto invece del figlio. 14Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore sì fa vedere» 15L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16 e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, 17io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. 18Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce». 19Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.

* Abramo e la richiesta sacrificale di Dio
* Si può amare un Dio così? Si può amare un padre così?
* Il silenzio e il cammino
* Il dialogo con il figlio ed il mistero di Isacco (età? fede?)
* Il sacrificio interrotto e permesso
* Abramo "perde" il figlio

- Gli antitipi: chi non sa sacrificare, sacrifica ugualmente.
   Giudici,11 - Iefte e la giovane figlia.
   1Re,3 - Le due madri e Salomone.
   Matteo,14 - il sacrificio di Giovanni Battista e della figlia di Erodiade.
- Il sacrificio di Gesù: Per arrivare al Golgota è necessario passare per la trasfigurazione. In un certo senso, la croce inizia già con l'annuncio della morte: diminuzione dei discepoli fino alla solitudine, svelamento del piano del male corrotto, rivelazione di un volto inatteso di Dio.

Sacrificio è fare, di ciò che sarà comunque sprecato, un dono durevole

Conclusione e applicazioni
- Nel prendere cibo: leggere il sacrificio celato (vita animale, lavoro sociale, costo ecologico), sentire il dolore per lo spreco - godere dello spreco/cura del gesto d'amore.
- NelIa relazione affettiva-sessuale: questo è il mio corpo donato per te (nell'ascolto, nell'abbraccio, nell'amplesso, nella cura).
- In liturgia: rendere il Crocifisso un sacramentale e non un segno, coinvolgendolo nei riti penitenziali, nell'azione liturgica. Valorizzare la preghiera eucaristica III.

F.CASSINGENA-TREVEDY, Te ìgitur: le missel de Saint Pie V. Herméneutique et deontologie d'un attachement, Ad Solem, Genève 2007.
G.LAFONT, Eucaristia. Il pasto e la parola. Grandezza e forza dei simboli, Elledici, Leumann (To), 2002.
T.RADCLIFF, Amare nella libertà, Qiqajion, 2007.

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