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              LA SACRA BIBBIA Edizione CEI - 74  | 
          
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              Giudici 16  | 
          
      [1] Sansone andò a Gaza, vide una prostituta e andò
      da lei.
      
      [2] Fu detto a quelli di Gaza: "È venuto Sansone". Essi lo
      circondarono, stettero in agguato tutta la notte presso la porta della
      città e tutta quella notte rimasero quieti, dicendo: "Attendiamo lo
      spuntar del giorno e allora lo uccideremo".
      
      [3] Sansone riposò fino a mezzanotte; a mezzanotte si alzò, afferrò i
      battenti della porta della città e i due stipiti, li divelse insieme con
      la sbarra, se li mise sulle spalle e li portò in cima al monte che guarda
      in direzione di Ebron.
      
      [4] In seguito si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si
      chiamava Dalila.
      
      [5] Allora i capi dei Filistei andarono da lei e le dissero:
      "Seducilo e vedi da dove proviene la sua forza così grande e come
      potremmo prevalere su di lui per legarlo e domarlo; ti daremo ciascuno
      mille e cento sicli d'argento".
      
      [6] Dalila dunque disse a Sansone: "Spiegami: da dove proviene la tua
      forza così grande e in che modo ti si potrebbe legare per domarti?".
      
      [7] Sansone le rispose: "Se mi si legasse con sette corde d'arco
      fresche, non ancora secche, io diventerei debole e sarei come un uomo
      qualunque".
      
      [8] Allora i capi dei Filistei le portarono sette corde d'arco fresche,
      non ancora secche, ed essa lo legò con esse.
      
      [9] L'agguato era teso in una camera interna. Essa gli gridò:
      "Sansone, i Filistei ti sono addosso!". Ma egli spezzò le corde
      come si spezza un fil di stoppa, quando sente il fuoco. Così il segreto
      della sua forza non fu conosciuto.
      
      [10] Poi Dalila disse a Sansone: "Ecco tu ti sei burlato di me e mi
      hai detto menzogne; ora spiegami come ti si potrebbe legare".
      
      [11] Le rispose: "Se mi si legasse con funi nuove non ancora
      adoperate, io diventerei debole e sarei come un uomo qualunque".
      
      [12] Dalila prese dunque funi nuove, lo legò e gli gridò: "Sansone,
      i Filistei ti sono addosso!". L'agguato era teso nella camera
      interna. Egli ruppe come un filo le funi che aveva alle braccia.
      
      [13] Poi Dalila disse a Sansone: "Ancora ti sei burlato di me e mi
      hai detto menzogne; spiegami come ti si potrebbe legare". Le rispose:
      "Se tu tessessi le sette trecce della mia testa nell'ordito e le
      fissassi con il pettine del telaio, io diventerei debole e sarei come un
      uomo qualunque".
      
      [14] Essa dunque lo fece addormentare, tessè le sette trecce della sua
      testa nell'ordito e le fissò con il pettine, poi gli gridò:
      "Sansone, i Filistei ti sono addosso!". Ma egli si svegliò dal
      sonno e strappò il pettine del telaio e l'ordito.
      
      [15] Allora essa gli disse: "Come puoi dirmi: Ti amo, mentre il tuo
      cuore non è con me? già tre volte ti sei burlato di me e non mi hai
      spiegato da dove proviene la tua forza così grande".
      
      [16] Ora poiché essa lo importunava ogni giorno con le sue parole e lo
      tormentava, egli ne fu annoiato fino alla morte
      
      [17] e le aprì tutto il cuore e le disse: "Non è mai passato rasoio
      sulla mia testa, perché sono un nazireo di Dio dal seno di mia madre; se
      fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me, diventerei debole e sarei
      come un uomo qualunque".
      
      [18] Allora Dalila vide che egli le aveva aperto tutto il cuore, mandò a
      chiamare i capi dei Filistei e fece dir loro: "Venite su questa
      volta, perché egli mi ha aperto tutto il cuore". Allora i capi dei
      Filistei vennero da lei e portarono con sé il denaro.
      
      [19] Essa lo addormentò sulle sue ginocchia, chiamò un uomo adatto e gli
      fece radere le sette trecce del capo. Egli cominciò a infiacchirsi e la
      sua forza si ritirò da lui.
      
      [20] Allora essa gli gridò: "Sansone, i Filistei ti sono
      addosso!". Egli, svegliatosi dal sonno, pensò: "Io ne uscirò
      come ogni altra volta e mi svincolerò". Ma non sapeva che il Signore
      si era ritirato da lui.
      
      [21] I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a
      Gaza e lo legarono con catene di rame. Egli dovette girare la macina nella
      prigione.
      
      [22] Intanto la capigliatura che gli avevano rasata, cominciava a
      ricrescergli.
      
      [23] Ora i capi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio
      a Dagon loro dio e per far festa. Dicevano:
      "Il nostro dio ci ha messo nelle mani
      Sansone nostro nemico".
      
      [24] Quando il popolo lo vide, cominciò a lodare il suo dio e a dire:
      "Il nostro dio ci ha messo nelle mani
      Sansone nostro nemico,
      che ci devastava il paese
      e che ha ucciso tanti dei nostri".
      
      [25] Nella gioia del loro cuore dissero: "Chiamate Sansone perché ci
      faccia divertire!". Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed
      egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le
      colonne.
      
      [26] Sansone disse al fanciullo che lo teneva per la mano: "Lasciami
      pure; fammi solo toccare le colonne sulle quali posa la casa, così che
      possa appoggiarmi ad esse".
      
      [27] Ora la casa era piena di uomini e di donne; vi erano tutti i capi dei
      Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne, che
      stavano a guardare, mentre Sansone faceva giochi.
      
      [28] Allora Sansone invocò il Signore e disse: "Signore, ricordati
      di me! Dammi forza per questa volta soltanto, Dio, e in un colpo solo mi
      vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!".
      
      [29] Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava la casa;
      si appoggiò ad esse, all'una con la destra, all'altra con la sinistra.
      
      [30] Sansone disse: "Che io muoia insieme con i Filistei!". Si
      curvò con tutta la forza e la casa rovinò addosso ai capi e a tutto il
      popolo che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua
      morte di quanti aveva uccisi in vita.
      
      [31] Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo
      portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Zorea ed Estaol nel
      sepolcro di Manoach suo padre. Egli era stato giudice d'Israele per venti
      anni.