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              LA SACRA BIBBIA Edizione CEI - 74  | 
          
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              1 Samuele 20  | 
          
      [1] Davide lasciò di nascosto Naiot di
      Rama, si recò da Giònata e gli disse: "Che ho fatto, che delitto ho
      commesso, che colpa ho avuto nei riguardi di tuo padre, perché attenti
      così alla mia vita?".
      
      [2] Rispose: "Non sia mai. Non morirai. Vedi, mio padre non fa nulla
      di grande o di piccolo senza confidarmelo. Perché mi avrebbe nascosto
      questa cosa? Non è possibile!".
      
      [3] Ma Davide giurò ancora: "Tuo padre sa benissimo che ho trovato
      grazia ai tuoi occhi e dice: Giònata non deve sapere questa cosa perché
      si angustierebbe. Ma, per la vita del Signore e per la tua vita, c'è un
      sol passo tra me e la morte".
      
      [4] Giònata disse: "Che cosa desideri che io faccia per te?".
      
      [5] Rispose Davide: "Domani è la luna nuova e io dovrei sedere a
      tavola con il re. Ma tu mi lascerai partire e io resterò nascosto nella
      campagna fino alla terza sera.
      
      [6] Se tuo padre mi cercherà, dirai: Davide mi ha chiesto di lasciarlo
      andare in fretta a Betlemme sua città perché vi si celebra il sacrificio
      annuale per tutta la famiglia.
      
      [7] Se dirà: Va bene, allora il tuo servo può stare in pace. Se invece
      andrà in collera, sii certo che è stato deciso il peggio da parte sua.
      
      [8] Mostra la tua bontà verso il tuo servo, perché hai voluto legare a
      te il tuo servo con un patto del Signore: se ho qualche colpa, uccidimi
      tu; ma per qual motivo dovresti condurmi da tuo padre?".
      
      [9] Giònata rispose: "Lungi da te! Se certo io sapessi che da parte
      di mio padre è stata decisa una cattiva sorte per te, non te lo farei
      forse sapere?".
      
      [10] Davide disse a Giònata: "Chi mi avvertirà se tuo padre ti
      risponde duramente?".
      
      [11] Giònata rispose a Davide: "Vieni, andiamo in campagna".
      Uscirono tutti e due nei campi.
      
      [12] Allora Giònata disse a Davide: "Per il Signore, Dio d'Israele,
      domani o il terzo giorno a quest'ora indagherò le intenzioni di mio
      padre. Se saranno favorevoli a Davide e io non manderò subito a riferirlo
      al tuo orecchio,
      
      [13] tanto faccia il Signore a Giònata e ancora di peggio. Se invece
      sembrerà bene a mio padre decidere il peggio a tuo riguardo, io te lo
      confiderò e ti farò partire. Tu andrai tranquillo e il Signore sarà con
      te come è stato con mio padre.
      
      [14] Fin quando sarò in vita, usa verso di me la benevolenza del Signore.
      Se sarò morto,
      
      [15] non ritirare mai la tua benevolenza dalla mia casa; quando il Signore
      avrà sterminato dalla terra ogni uomo nemico di Davide,
      
      [16] non sia eliminato il nome di Giònata dalla casa di Davide: il
      Signore ne chiederà conto ai nemici di Davide".
      
      [17] Giònata volle ancor giurare a Davide, perché gli voleva bene e lo
      amava come se stesso.
      
      [18] Giònata disse a Davide: "Domani è la luna nuova e la tua
      assenza sarà notata perché si guarderà al tuo posto.
      
      [19] Aspetterai il terzo giorno, poi scenderai in fretta e ti recherai al
      luogo dove ti sei nascosto il giorno di quel fatto e resterai presso
      quella collinetta.
      
      [20] Io tirerò tre frecce da quella parte, come se tirassi al bersaglio
      per mio conto.
      
      [21] Poi manderò il ragazzo gridando: Và a cercare le frecce! Se dirò
      al ragazzo: Guarda, le frecce sono più in qua da dove ti trovi,
      prendile!, allora vieni, perché tutto va bene per te; per la vita del
      Signore, non ci sarà niente di grave.
      
      [22] Se invece dirò al giovane: Guarda, le frecce sono più avanti di
      dove ti trovi!, allora và perché il Signore ti fa partire.
      
      [23] Riguardo alle parole che abbiamo detto io e tu, ecco è testimonio il
      Signore tra me e te per sempre".
      
      [24] Davide dunque si nascose nel campo. Arrivò la luna nuova e il re
      sedette a tavola per mangiare.
      
      [25] Il re sedette come al solito sul sedile contro il muro; Giònata
      stette di fronte, Abner si sedette al fianco del re e il posto di Davide
      rimase vuoto.
      
      [26] Ma Saul non disse nulla quel giorno, perché pensava: "Gli sarà
      successo un inconveniente: non sarà mondo. Certo, non è mondo".
      
      [27] Ed ecco l'indomani, il secondo giorno della luna nuova, il posto di
      Davide era ancora vuoto. Saul disse allora a Giònata suo figlio:
      "Perché il figlio di Iesse non è venuto a tavola né ieri né
      oggi?".
      
      [28] Giònata rispose a Saul: "Davide mi ha chiesto con insistenza di
      lasciarlo andare a Betlemme.
      
      [29] Mi ha detto: Lasciami andare, perché abbiamo in città il sacrificio
      di famiglia e mio fratello me ne ha fatto un obbligo. Se dunque ho trovato
      grazia ai tuoi occhi, lasciami libero, perché possa vedere i miei
      fratelli. Per questo non è venuto alla tavola del re".
      
      [30] Saul si adirò molto con Giònata e gli gridò: "Figlio d'una
      donna perduta, non so io forse che tu prendi le parti del figlio di Iesse,
      a tua vergogna e a vergogna della nudità di tua madre?
      
      [31] Perché fino a quando vivrà il figlio di Iesse sulla terra, non
      avrai sicurezza né tu né il tuo regno. Manda dunque a prenderlo e
      conducilo qui da me, perché deve morire".
      
      [32] Rispose Giònata a Saul suo padre: "Perché deve morire? Che ha
      fatto?".
      
      [33] Saul afferrò la lancia contro di lui per colpirlo e Giònata capì
      che l'uccisione di Davide era cosa ormai decisa da parte di suo padre.
      
      [34] Giònata si alzò dalla tavola acceso d'ira e non volle prendere cibo
      in quel secondo giorno della luna nuova. Era rattristato per riguardo a
      Davide perché suo padre ne violava i diritti.
      
      [35] Il mattino dopo Giònata uscì in campagna, per dare le indicazioni a
      Davide. Era con lui un ragazzo ancora piccolo.
      
      [36] Egli disse al ragazzo: "Corri a cercare le frecce che io tirerò".
      Il ragazzo corse ed egli tirò la freccia più avanti di lui.
      
      [37] Il ragazzo corse fino al luogo dov'era la freccia che Giònata aveva
      tirata e Giònata gridò al ragazzo: "La freccia non è forse più
      avanti di te?".
      
      [38] Giònata gridò ancora al ragazzo: "Corri svelto e non
      fermarti!". Il ragazzo di Giònata raccolse le frecce e le portò al
      suo padrone.
      
      [39] Il ragazzo non aveva capito niente; soltanto Giònata e Davide
      sapevano la cosa.
      
      [40] Allora diede le armi al ragazzo che era con lui e gli disse: "Và
      e riportale in città".
      
      [41] Partito il ragazzo, Davide si mosse da dietro la collinetta, cadde
      con la faccia a terra e si prostrò tre volte, poi si baciarono l'un
      l'altro e piansero l'uno insieme all'altro, finché per Davide si fece
      tardi.
      
      [42] Allora Giònata disse a Davide: "Và in pace, ora che noi due
      abbiamo giurato nel nome del Signore: il Signore sia con me e con te, con
      la mia discendenza e con la tua discendenza per sempre".