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              LA SACRA BIBBIA Edizione CEI - 74  | 
          
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              2 Samuele 19  | 
          
      [1] Allora il re fu scosso da un tremito, salì al
      piano di sopra della porta e pianse; diceva in lacrime: "Figlio mio!
      Assalonne figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te,
      Assalonne, figlio mio, figlio mio!".
      
      [2] Fu riferito a Ioab: "Ecco il re piange e fa lutto per
      Assalonne".
      
      [3] La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo,
      perché il popolo sentì dire in quel giorno: "Il re è molto
      afflitto a causa del figlio".
      
      [4] Il popolo in quel giorno rientrò in città furtivamente, come avrebbe
      fatto gente vergognosa per essere fuggita in battaglia.
      
      [5] Il re si era coperta la faccia e gridava a gran voce: "Figlio mio
      Assalonne, Assalonne figlio mio, figlio mio!".
      
      [6] Allora Ioab entrò in casa del re e disse: "Tu copri oggi di
      rossore il volto di tutta la tua gente, che in questo giorno ha salvato la
      vita a te, ai tuoi figli e alle tue figlie, alle tue mogli e alle tue
      concubine,
      
      [7] perché mostri di amare quelli che ti odiano e di odiare quelli che ti
      amano. Infatti oggi tu mostri chiaramente che capi e ministri per te non
      contano nulla; ora io ho capito che, se Assalonne fosse vivo e noi fossimo
      quest'oggi tutti morti, allora sarebbe una cosa giusta ai tuoi occhi.
      
      [8] Ora dunque alzati, esci e parla al cuore della tua gente; perché io
      giuro per il Signore che, se non esci, neppure un uomo resterà con te
      questa notte; questa sarebbe per te la peggiore sventura di tutte quelle
      che ti sono cadute addosso dalla tua giovinezza fino ad oggi".
      
      [9] Allora il re si alzò e si sedette sulla porta; fu dato quest'annunzio
      a tutto il popolo: "Ecco il re sta seduto alla porta". E tutto
      il popolo venne alla presenza del re.
      
      [10] In tutte le tribù d'Israele tutto il popolo stava discutendo e
      diceva: "Il re ci ha liberati dalle mani dei nostri nemici e ci ha
      salvati dalle mani dei Filistei; ora è dovuto fuggire dal paese a causa
      di Assalonne.
      
      [11] Ma quanto ad Assalonne, che noi avevamo consacrato perché regnasse
      su di noi, è morto in battaglia. Ora perché non cercate di far tornare
      il re?".
      
      [12] Ciò che si diceva in tutto Israele era giunto a conoscenza del re.
      Il re Davide mandò a dire ai sacerdoti Zadòk ed Ebiatàr: "Riferite
      agli anziani di Giuda: Perché volete essere gli ultimi a far tornare il
      re alla sua casa?
      
      [13] Voi siete mio osso e mia carne e perché dunque sareste gli ultimi a
      far tornare il re?
      
      [14] Dite ad Amasà: Non sei forse mio osso e mia carne? Dio mi faccia
      questo e mi aggiunga quest'altro, se tu non diventerai davanti a me capo
      dell'esercito per sempre al posto di Ioab!".
      
      [15] Così piegò il cuore di tutti gli uomini di Giuda, come se fosse
      stato il cuore di un sol uomo; essi mandarono a dire al re: "Ritorna
      tu e tutti i tuoi ministri".
      
      [16] Il re dunque tornò e giunse al Giordano; quelli di Giuda vennero a Gàlgala
      per andare incontro al re e per fargli passare il Giordano.
      
      [17] Simeì, figlio di Ghera, Beniaminita, che era di Bacurìm, si affrettò
      a scendere con gli uomini di Giuda incontro al re Davide.
      
      [18] Aveva con sé mille uomini di Beniamino. Zibà, il servo della casa
      di Saul, i suoi quindici figli con lui e i suoi venti servi si erano
      precipitati al Giordano prima del re
      
      [19] e avevano servito per far passare la famiglia del re e per fare
      quanto a lui sarebbe piaciuto. Intanto Simeì, figlio di Ghera, si gettò
      ai piedi del re nel momento in cui passava il Giordano
      
      [20] e disse al re: "Il mio signore non tenga conto della mia colpa!
      Non ricordarti di quanto il tuo servo ha commesso quando il re mio signore
      è uscito da Gerusalemme; il re non lo conservi nella sua mente!
      
      [21] Perché il tuo servo riconosce di aver peccato ed ecco, oggi, primo
      di tutta la casa di Giuseppe, sono sceso incontro al re mio signore".
      
      [22] Ma Abisài figlio di Zeruià, disse: "Non dovrà forse essere
      messo a morte Simeì perché ha maledetto il consacrato del
      Signore?".
      
      [23] Davide disse: "Che ho io in comune con voi, o figli di Zeruià,
      che vi mostriate oggi miei avversari? Si può mettere a morte oggi
      qualcuno in Israele? Non so dunque che oggi divento re di Israele?".
      
      [24] Il re disse a Simeì: "Tu non morirai!". E il re glielo
      giurò.
      
      [25] Anche Merib-Bàal nipote di Saul scese incontro al re. Non si era
      curato i piedi e le mani, né la barba intorno alle labbra e non aveva
      lavato le vesti dal giorno in cui il re era partito a quello in cui
      tornava in pace.
      
      [26] Quando giunse da Gerusalemme incontro al re, il re gli disse:
      "Perché non sei venuto con me, Merib-Bàal?".
      
      [27] Egli rispose: "Re, mio signore, il mio servo mi ha ingannato! Il
      tuo servo aveva detto: Io mi farò sellare l'asino, monterò e andrò con
      il re, perché il tuo servo è zoppo.
      
      [28] Ma egli ha calunniato il tuo servo presso il re mio signore. Però il
      re mio signore è come un angelo di Dio; fà dunque ciò che sembrerà
      bene ai tuoi occhi.
      
      [29] Perché tutti quelli della casa di mio padre non avevano meritato dal
      re mio signore altro che la morte; ma tu avevi posto il tuo servo fra
      quelli che mangiano alla tua tavola. E che diritto avrei ancora di
      implorare presso il re?".
      
      [30] Il re gli disse: "Non occorre che tu aggiunga altre parole. Ho
      deciso: tu e Zibà vi dividerete i campi".
      
      [31] Merib-Bàal rispose al re: "Se li prenda pure tutti lui, dato
      che ormai il re mio signore è tornato in pace a casa!".
      
      [32] Barzillài il Galaadita era sceso da Roghelìm e aveva passato il
      Giordano con il re, per congedarsi da lui presso il Giordano.
      
      [33] Barzillài era molto vecchio: aveva ottant'anni. Aveva fornito i
      viveri al re mentre questi si trovava a Macanàim, perché era un uomo
      molto facoltoso.
      
      [34] Il re disse a Barzillài: "Vieni con me; io provvederò al tuo
      sostentamento presso di me, a Gerusalemme".
      
      [35] Ma Barzillài rispose al re: "Quanti sono gli anni che mi
      restano da vivere, perché io salga con il re a Gerusalemme?
      
      [36] Io ho ora ottant'anni; posso forse ancora distinguere ciò che è
      buono da ciò che è cattivo? Può il tuo servo gustare ancora ciò che
      mangia e ciò che beve? Posso udire ancora la voce dei cantori e delle
      cantanti? E perché allora il tuo servo dovrebbe essere di peso al re mio
      signore?
      
      [37] Solo per poco tempo il tuo servo verrà con il re oltre il Giordano;
      perché il re dovrebbe darmi una tale ricompensa?
      
      [38] Lascia che il tuo servo torni indietro e che io possa morire nella
      mia città presso la tomba di mio padre e di mia madre. Ecco qui mio
      figlio, il tuo servo Chimàm; venga lui con il re mio signore; fà per lui
      quello che ti piacerà".
      
      [39] Il re rispose: "Venga dunque con me Chimàm e io farò per lui
      quello che a te piacerà; farò per te quello che desidererai da me".
      
      [40] Poi tutto il popolo passò il Giordano; il re l'aveva già passato.
      Allora il re baciò Barzillài e lo benedisse; quegli tornò a casa.
      
      [41] Così il re passò verso Gàlgala e Chimàm era venuto con lui. Tutta
      la gente di Giuda e anche metà della gente d'Israele aveva fatto passare
      il re.
      
      [42] Allora tutti gli Israeliti vennero dal re e gli dissero: "Perché
      i nostri fratelli, gli uomini di Giuda, ti hanno portato via di nascosto e
      hanno fatto passare il Giordano al re, alla sua famiglia e a tutta la
      gente di Davide?".
      
      [43] Tutti gli uomini di Giuda risposero agli Israeliti: "Il re è un
      nostro parente stretto; perché vi adirate per questo? Abbiamo forse
      mangiato a spese del re o ci fu portata qualche porzione?".
      
      [44] Gli Israeliti replicarono agli uomini di Giuda: "Dieci parti mi
      spettano sul re; inoltre sono io il primogenito e non tu; perché mi hai
      disprezzato? Non sono forse stato il primo a proporre di far tornare il
      re?". Ma il parlare degli uomini di Giuda fu più violento di quello
      degli Israeliti.