| 
               www.maranatha.it/mobile  | 
          
| 
               LA SACRA BIBBIA Edizione CEI  | 
          
| Cantico dei Cantici 2 | 
      
      
      [1] Io sono un 
      narciso di Saron, 
      un giglio delle valli. 
      
      [2] Come un giglio fra i cardi, 
      così la mia amata tra le fanciulle. 
      
      [3] Come un melo tra gli alberi del bosco, 
      il mio diletto fra i giovani. 
      Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo 
      e dolce è il suo frutto al mio palato. 
      
      [4] Mi ha introdotto nella cella del vino 
      e il suo vessillo su di me è amore. 
      
      [5] Sostenetemi con focacce d'uva passa, 
      rinfrancatemi con pomi, 
      perché io sono malata d'amore. 
      
      [6] La sua sinistra è sotto il mio capo 
      e la sua destra mi abbraccia. 
      
      [7] Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, 
      per le gazzelle o per le cerve dei campi: 
      non destate, non scuotete dal sonno l'amata, 
      finché essa non lo voglia. 
      
      [8] Una voce! Il mio diletto! 
      Eccolo, viene 
      saltando per i monti, 
      balzando per le colline. 
      
      [9] Somiglia il mio diletto a un capriolo 
      o ad un cerbiatto. 
      Eccolo, egli sta 
      dietro il nostro muro; 
      guarda dalla finestra, 
      spia attraverso le inferriate. 
      
      [10] Ora parla il mio diletto e mi dice: 
      "Alzati, amica mia, 
      mia bella, e vieni! 
      
      [11] Perché, ecco, l'inverno è passato, 
      è cessata la pioggia, se n'è andata; 
      
      [12] i fiori sono apparsi nei campi, 
      il tempo del canto è tornato 
      e la voce della tortora ancora si fa sentire 
      nella nostra campagna. 
      
      [13] Il fico ha messo fuori i primi frutti 
      e le viti fiorite spandono fragranza. 
      Alzati, amica mia, 
      mia bella, e vieni! 
      
      [14] O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, 
      nei nascondigli dei dirupi, 
      mostrami il tuo viso, 
      fammi sentire la tua voce, 
      perché la tua voce è soave, 
      il tuo viso è leggiadro". 
      
      [15] Prendeteci le volpi, 
      le volpi piccoline 
      che guastano le vigne, 
      perché le nostre vigne sono in fiore. 
      
      [16] Il mio diletto è per me e io per lui. 
      Egli pascola il gregge fra i gigli. 
      
      [17] Prima che spiri la brezza del giorno 
      e si allunghino le ombre, 
      ritorna, o mio diletto, 
      somigliante alla gazzella 
      o al cerbiatto, 
      sopra i monti degli aromi.