| 
               www.maranatha.it/mobile  | 
          
| 
               LA SACRA BIBBIA Edizione CEI  | 
          
| Siracide 38 | 
      [1] Onora il 
      medico come si deve secondo il bisogno, 
      anch'egli è stato creato dal Signore. 
      
      [2] Dall'Altissimo viene la guarigione, 
      anche dal re egli riceve doni. 
      
      [3] La scienza del medico lo fa procedere a testa alta, 
      egli è ammirato anche tra i grandi. 
      
      [4] Il Signore ha creato medicamenti dalla terra, 
      l'uomo assennato non li disprezza. 
      
      [5] L'acqua non fu forse resa dolce per mezzo di un legno, 
      per rendere evidente la potenza di lui? 
      
      [6] Dio ha dato agli uomini la scienza 
      perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie. 
      
      [7] Con esse il medico cura ed elimina il dolore 
      e il farmacista prepara le miscele. 
      
      [8] Non verranno meno le sue opere! 
      Da lui proviene il benessere sulla terra. 
      
      [9] Figlio, non avvilirti nella malattia, 
      ma prega il Signore ed egli ti guarirà. 
      
      [10] Purìficati, lavati le mani; 
      monda il cuore da ogni peccato. 
      
      [11] Offri incenso e un memoriale di fior di farina 
      e sacrifici pingui secondo le tue possibilità. 
      
      [12] Fà poi passare il medico 
      - il Signore ha creato anche lui - 
      non stia lontano da te, poiché ne hai bisogno. 
      
      [13] Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani. 
      
      [14] Anch'essi pregano il Signore 
      perché li guidi felicemente ad alleviare la malattia 
      e a risanarla, perché il malato ritorni alla vita. 
      
      [15] Chi pecca contro il proprio creatore 
      cada nelle mani del medico. 
      
      [16] Figlio, versa lacrime sul morto, 
      e come uno che soffre crudelmente inizia il lamento; 
      poi seppelliscine il corpo secondo il suo rito 
      e non trascurare la sua tomba. 
      
      [17] Piangi amaramente e alza il tuo lamento, 
      il lutto sia proporzionato alla sua dignità, 
      un giorno o due, per prevenire le dicerie, 
      quindi consòlati del tuo dolore. 
      
      [18] Difatti il dolore precede la morte, 
      il dolore del cuore logora la forza. 
      
      [19] In una disgrazia resta a lungo il dolore, 
      una vita di miseria è dura al cuore. 
      
      [20] Non abbandonare il tuo cuore al dolore; 
      scaccialo pensando alla tua fine. 
      
      [21] Non dimenticare: non ci sarà infatti ritorno; 
      al morto non gioverai e farai del male a te stesso. 
      
      [22] Ricòrdati della mia sorte che sarà anche la tua: 
      "Ieri a me e oggi a te". 
      
      [23] Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo 
      ricordo; 
      consòlati di lui, ora che il suo spirito è partito. 
      
      [24] La sapienza dello scriba si deve alle sue ore di 
      quiete; 
      chi ha poca attività diventerà saggio. 
      
      [25] Come potrà divenir saggio chi maneggia l'aratro 
      e si vanta di brandire un pungolo? 
      Spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro 
      e parla solo di vitelli? 
      
      [26] Pone la sua mente a tracciare solchi, 
      non dorme per dare il foraggio alle giovenche. 
      
      [27] Così ogni artigiano e ogni artista 
      che passa la notte come il giorno: 
      quelli che incidono incisioni per sigilli 
      e con pazienza cercano di variare l'intaglio; 
      pongono mente a ritrarre bene il disegno 
      e stanno svegli per terminare il lavoro. 
      
      [28] Così il fabbro siede davanti all'incudine 
      ed è intento ai lavori del ferro: 
      la vampa del fuoco gli strugge le carni, 
      e col calore del fornello deve lottare; 
      il rumore del martello gli assorda gli orecchi, 
      i suoi occhi sono fissi al modello dell'oggetto, 
      è tutto preoccupato per finire il suo lavoro, 
      sta sveglio per rifinirlo alla perfezione. 
      
      [29] Così il vasaio seduto al suo lavoro 
      gira con i piedi la ruota, 
      è sempre in ansia per il suo lavoro; 
      tutti i suoi gesti sono calcolati. 
      
      [30] Con il braccio imprime una forma all'argilla, 
      mentre con i piedi ne piega la resistenza; 
      è preoccupato per una verniciatura perfetta, 
      sta sveglio per pulire il fornello. 
      
      [31] Tutti costoro hanno fiducia nelle proprie mani; 
      ognuno è esperto nel proprio mestiere. 
      
      [32] Senza di loro sarebbe impossibile costruire una città; 
      gli uomini non potrebbero né abitarvi né circolare. 
      
      [33] Ma essi non sono ricercati nel consiglio del popolo, 
      nell'assemblea non hanno un posto speciale, 
      non siedono sul seggio del giudice, 
      non conoscono le disposizioni del giudizio. 
      
      [34] Non fanno brillare né l'istruzione né il diritto, 
      non compaiono tra gli autori di proverbi; 
      ma sostengono le cose materiali, 
      e la loro preghiera riguarda i lavori del mestiere.