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22 Novembre 2025 Sabato
33a Set. del T.O.
S.Cecilia
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Liturgia delle Ore
33a SETTIMANA DEL T.O.
Sabato


ALLA SCUOLA DI GESU'

Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

Commento

Quante volte facciamo progetti per la vita e poi, impedimenti, dissapori, inconvenienti o fallimenti trasformano il sapore della riuscita in una sconfitta? A volte ci illudiamo che tutto andrà secondo le nostre previsioni oppure siamo talmente pessimisti che non ci fidiamo nemmeno di noi e delle nostre capacità. Il giusto equilibrio nel rapporto con la vita ci induce a non disperare e nemmeno a gloriarci, ma non è sempre così facile. Riconoscere i nostri limiti e le nostre capacità è un passo importante, ma poi sono tante le occasioni che si interpongono e che non dipendono da noi. Questo brano dei Maccabei ci ricorda la figura del re Antioco che di fronte alla sua potenza in declino, si dispera, poi, se sia vera o meno la questione del risentimento è da valutare in modo storico, fa una riflessione e riconosce il male commesso nei confronti di Gerusalemme e del popolo ebreo. Non c'è un affidamento a Dio, ma certo induce il credente a riporre sempre nel Signore la sua vita, ad avere quella fede che è abbandono fiducioso a Lui. "Il giusto vivrà mediante la fede" ci dice san Paolo. E chi vive e muore nel Signore sarà "simile agli angeli", perché vedrà Dio faccia a faccia.

SALMO

Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, annuncerò tutte le tue meraviglie.

PROPOSITO

Siamo chiamati alla vita eterna, chiamati a essere simile agli angeli che annunciano la parola di Dio, lo contemplano e lo adorano nella gioia. Siamo chiamati ad essere figli di Dio, ma come viviamo il nostro "essere figli"?

Buona giornata.

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