PINEROLO

Chiesa Cattolica
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PINEROLO  Diac.Perm.  02/03/2019    La tentazione e la caduta

3. La tentazione e la caduta
(Gen 3,1-7)
Meditazione di fratel Giorgio


INTRODUZIONE.Abbiamo visto che Dio ha fatto le cose tutte buone; e anche l'uomo che esce dalle mani di Dio è buono, anzi, molto buono: allora perché fa cose cattive?
È questa la domanda a cui Gen 3 cerca di rispondere, dicendoci che in principio, cioè alla radice, ogni uomo è buono, ma in lui c'è sempre la possibilità di rifiutare di essere buono come Dio lo ha fatto. E questo rifiuto è il peccato non solo il peccato di Adamo ed Eva, ma il mio peccato.
Questo è il famoso testo che ci parla del peccato originale, argomento complicatissimo, che io non ho la pretesa di chiarire: voglio solo cogliere alcuni spunti per la nostra vita spirituale.

IL SERPENTE (1). Compare qui improvvisamente sulla scena questo personaggio. Di lui si dice:
- che è uno "degli animali selvatici che Dio aveva fatto", dunque è una creatura, non una divinità. Ricordiamocelo sempre: non è più potente di Dio!
- ma "è il più astuto di tutti gli animali". Dunque anche più astuto dell'uomo? Sì, perché anche l'uomo è un animale. Ricordiamocelo: non affrontiamo il male a viso aperto sul suo terreno, quello dell'astuzia, pensando di tenergli testa, perché è come voler rubare in casa di ladri.
- Ma chi è costui? La Bibbia in altre pagine lo identificherà con Satana; qui appare come la personificazione del male, ma la sua realtà profonda resta un mistero. È una presenza improvvisa che precede l'uomo, è già là. Ma chi lo ha posto? È una creatura, ma Dio crea solo cose buone; perché questo è così malvagio? La Scrittura non lo spiega. La tradizione parlerà di angeli decaduti, ma questo non è mai detto chiaramente. Per la Bibbia il male è reale, ce lo ritroviamo addosso, ci seduce, ci domina, ma resta un enigma. Anche questo testo non vuole chiarire la dimensione misteriosa e inspiegabile del male, ma solo i meccanismi del peccato, come questo male pervade anche noi.
+ Perché rappresentato come un serpente? Ci sono animali ben più feroci e aggressivi, ma questi li vedi bene, cerchi di difenderti, li fuggi: col serpente no, perché sta dove non te lo aspetti e spesso ti accorgi di lui solo dopo che ti ha morso.

LA TENTAZIONE. (1b-6). Qual è l'opera del serpente? Tentare, spingerci al male! Questo c. 3 ci vuole proprio fare capire come comincia la tentazione, come va avanti, come tu ti lasci ingabbiare.
+ Il serpente "disse alla donna": la tentazione inizia sempre con una parola, un pensiero che ti entra nella mente come fosse la testa del serpente: se non gli tagli subito la testa difficilmente riuscirai poi a cacciarlo.
+ Il serpente intavola un discorso con la donna a proposito del comando che Dio aveva dato: "È vero che Dio ha detto....?". Di per sé nel testo ebraico non c'è il punto interrogativo; più che una domanda il serpente fa una constatazione: "Dunque Dio ha detto che....". Ecco l'astuzia: butta lì una cosa come scontata, risaputa da tutti, un dialogo tranquillo, così che tu la prendi alla leggera.
In realtà sta dicendo una grande menzogna su Dio. "Dunque, Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino" (1). Dio aveva detto esattamente il contrario: "Di tutti gli alberi del giardino potete mangiare", tranne uno, certo.
+ "E disse la donna al serpente...": l'astuzia del serpente ottiene l'effetto sperato, la donna ci casca, comincia a dialogare con il serpente, con la tentazione.
-> Mai dialogare con la tentazione, con il serpente! Quando un pensiero "innocente" comincia a ronzarti dentro, tu non ti accorgi subito che è il serpente; e quando anche cominci ad accorgertene, cerchi di autoconvincerti che, in fondo, il serpente non sta dicendo cose tanto sbagliate, quel pensiero non è così strampalato, dunque... approfondiamo il discorso! E sei finito, ti ha già morso!
+ Eva risponde apparentemente bene, ristabilendo la verità. "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che è in mezzo al giardino, Dio ha detto: Non ne mangerete e non lo toccherete altrimenti morirete". Ma... è proprio così che aveva detto il Signore? Non proprio. Ma Eva ormai si sta allineando al serpente. Per tre motivi:
- innanzitutto toglie un "tutti". "Del frutto degli alberi del giardino noi possiamo mangiare". "Tutti gli alberi", aveva detto Dio, ma qui c'è un tutti di meno. È come se la donna cominciasse a non vedere più l'assoluta generosità, magnanimità di Dio.
- Poi dice che dell'albero proibito Dio ha detto: "Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare". Ma Dio non aveva detto di non toccarlo! Questo è il segno che Eva non capisce più il senso del comando di Dio. Il senso del comando di Dio era: tu non puoi mangiare di quell'albero perché quello è per conoscere tutto, e questo è proprio solo di Dio, mentre tu sei uomo, limitato, sei creatura che non può conoscere e fare tutto. Ma se io comincio ad obbedire a Dio senza più capire il senso di ciò che Dio mi comanda e limitandomi ad osservare la lettera, allora il comando di Dio comincia ad espandersi e "chi esagera il comandamento lo trasgredisce" (detto rabbinico). Obbedire al senso dei comandi, questa è l'obbedienza che la Bibbia ci chiede.
-> cf. il digiuno del venerdì come unione al sacrificio di Cristo ed esigenza di condivisione....
- Terzo errore della donna, quello più grave. La donna dice: "Dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: non lo dovete mangiare e non dovete toccarlo". Ma l'albero che sta in mezzo al giardino è l'albero della vita, e quello non era proibito! Eva sta sbagliando centro: mette al centro un divieto che al centro non era: è la religione che mette al centro i divieti, anziché i doni di Dio.
E se per Eva l'albero vietato diventa quello della vita allora è come dire che il comando di Dio è qualche cosa che le vieta la vita. Dio invece è uno che al centro mette la vita, che ci vuole far vivere. ? Quante volte anche a noi certi comandi/divieti di Dio, certe esigenze evangeliche ci sono sembrate asfissianti, qualcosa che toglie la vita. È il segno che abbiamo perso il senso dei comandi.
+ Alla fine Eva si ritrova in piena sintonia col serpente, convinta che Dio è cattivo perché ha dato un comando cattivo, ci vieta delle cose non perché ci vuole bene ma solo perché non vuole che diventiamo come Lui: "Dio sa che il giorno in cui ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio" (4). Il serpente l'ha portata a vedere Dio come un rivale, non come un Padre.
+ E il serpente prosegue nell'inganno: "Non morirete affatto!". Questa è la grande menzogna del serpente: ti nasconde le pericolose conseguenze di un atto e concentra tutta l'attenzione sulla piacevolezza immediata di un atto. Dio invece era stato chiaro: ponendo il divieto, non aveva detto che l'albero era cattivo, ma che il mangiarne avrebbe portato alla morte.
? Di ogni cosa chiedersi: questo è bello, piacevole, sì, ma poi dove mi porta? Dove vado a cacciarmi? Mi porterà alla morte? Il demonio vuole che questa domanda non ce la facciamo mai.
+ A questo punto quell'albero agli occhi di Eva si carica di una piacevolezza particolare: "vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza". Nel momento in cui io penso che Dio mi chiede cose che non sono per il mio bene, allora le cose proibite diventano belle e desiderabili, non so più capire che quello mi fa male.
-> È il modo tranquillo con cui noi solitamente iniziamo a peccare: davanti a qualcosa che sappiamo essere male, cominciamo a dirci: "Dio ha detto che questo è male (es. i comandamenti), che mi porta alla morte. Ne sono convinto anch'io. Sì, però è male in genere, ma non per me, non in questa situazione particolare, anzi, tutto considerato, mi può fare del bene. Perché mai non dovrei farlo? Che male c'è?" E lo fai.

LA CADUTA. Il peccato ormai è avvenuto nella mente e nel cuore, non resta che tradurlo in un atto: "La donna prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito e anch'egli ne mangiò". E mangia pure Adamo, senza criticità, senza farsi domande: non è marito, si adegua alla moglie, anziché aiutarla a prendere coscienza. È il fare le cose come gli altri.
-> Quante volte cadiamo solo per stare con gli altri, per non essere diversi dagli altri.

+ Certo, che assurdità! Vogliono diventare come Dio, e allora "mangiano". Ma Dio non mangia, sono solo gli animali che mangiano! Eppure Gesù raccoglierà questo gesto assurdo e nel Cenacolo ritroveremo quegli stessi verbi ("prendere, dare, mangiare"), ma là tutto è capovolto: dandoci se stesso da mangiare davvero diventiamo come Dio, noi mangiamo Lui per diventare Lui.

LE CONSEGUENZE. Il serpente ha portato l'uomo e la donna dove voleva, non si sono fidati di Dio e hanno mangiato dell'albero proibito. Cosa succede ora? Quali conseguenze?
+ La prima cosa che accade dopo il peccato è che "si aprirono gli occhi di tutti e due" (7). Dopo il peccato lo sguardo cambia. Ora Adamo ed Eva guardano tutto non più con quello sguardo innocente, limpido, che avevano prima, ma con sospetto, vergogna, malizia...
-> Qui sta la risposta a quella domanda: "ma perché noi guardiamo tutto con tanta malizia?".
+ "E conobbero di essere nudi". Il serpente aveva detto: "Se voi mangiate del frutto i vostri occhi si apriranno e voi conoscerete il Bene e il Male". Si avvera esattamente quello che ha detto, si aprono gli occhi, solo che invece di conoscere il Bene e il Male, conoscono di essere nudi!
La nudità nella Bibbia non ha prima di tutto a che fare con la sessualità ma esprime l'essere limitati, indifesi, la mancanza di qualcosa o qualcuno che ci protegga. Alla fine del c. 2 si diceva che "erano nudi ma non ne provavano vergogna", perché il loro essere limitati e indifesi non faceva loro problema, avevano un rapporto di piena armonia con Dio, che li proteggeva e li custodiva.
Ora invece dopo il peccato, con cui hanno preteso di essere senza limiti, hanno perso il rapporto con Dio, hanno perso il loro custode, colui che si prendeva cura di loro, e allora quella nudità, limitatezza fa loro problema, suscita vergogna, cioè disagio, perché hanno perso l'armonia della loro relazione con Dio e tra loro. Ma benedetta vergogna! Quando appare è il sintomo che si riconosce di aver sbagliato. Solo il cuore indurito non prova vergogna dopo il peccato.
+ Scopertisi nudi, cioè fragili, limitati, i nostri due corrono ai ripari, cominciano a costruirsi da sé le loro difese, le loro protezioni: "intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture".
-> Quando noi perdiamo la nostra serena relazione con Dio e ci cogliamo brutti, inguardabili allora sentiamo il bisogno di coprirci, di truccarci, ci avvolgiamo di apparenze, di maschere, magari anche belle (iniziative, progetti, volontariato), ma... sono tutte foglie di fico che non coprono un bel nulla, che non risolvono il mio bisogno di protezione.
Infatti quando arriva Dio a cercarli, Adamo dirà: "ho avuto paura perché sono nudo". Ma come, non ti sei coperto con le foglie di fico? Quelle foglie non servono a niente, e quando è il momento del confronto non reggono il confronto.

CONCLUSIONE
+ La teologia ha chiamato il peccato raccontato qui "peccato originale" (espressione che non c'è nel testo). Peccato "originale" è quello delle "origini", quello che sta al "principio", cioè sta alla radice di ogni nostro peccato. E qual è? «Il contenuto più profondo del peccato sta nel fatto che l'uomo nega la propria creaturalità, perché non vuole accettare la misura e i limiti in essa presenti. Egli non vuole essere una creatura, non vuole essere dipendente. Interpreta la propria dipendenza dall'amore creatore di Dio come eteronomia» (Ratzinger), anziché come amore e libertà.
Dunque non è un peccato compiuto dal signor Adamo con la complicità della signora Eva, e di cui tutti – non si sa bene perché – paghiamo le conseguenze, ma è quella mia e tua inclinazione ad essere legge a se stessi, che sta dietro a ogni peccato e di cui sono oggettivamente segnato per il solo fatto di entrare in un mondo peccatore. "Il peccato originale è chiamato peccato in modo analogico...: è uno stato, non un atto" (CCC 404).
+ Gen 3 può venire solo dopo Gen 1-2! Soltanto dopo aver visto l'amicizia che Dio ha voluto instaurare con l'uomo, donandogli la vita e tutto il creato, bello e buono, possiamo vedere con chiarezza la gravità del rifiutare tutti questi doni dell'amore di Dio.
-> Prima del peccato originale c'è un dono originario! Per questo nel sacramento della riconciliazione iniziare con la confessio laudis e dopo la confessio peccatorum.

DOMANDE
- Appena mi accorgo che un pensiero non "sospetto", una suggestione mi gira per la testa, sono pronto a tagliarlo o mi perdo a dialogare con esso per ore e forse per giorni?
- Mi capita talvolta di mettere in dubbio l'amore di Dio? Di pensare persino che la chiamata al matrimonio e poi al diaconato che mi ha rivolto non sono un dono di vita, ma una prigione che mi soffoca?
- So presentarmi agli altri, alla mia famiglia, alla mia comunità, senza foglie di fico, senza maschere, per quello che sono, con i miei limiti e le mie fragilità?

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