PINEROLO

Chiesa Cattolica
in Italia

PINEROLO  Diac.Perm.  05/03/2022    Finalmente fratelli!

FINALMENTE FRATELLI!
(Gn 44,14-34)

INTRODUZIONE
+ Abbiamo lasciato Giuseppe e i suoi fratelli finalmente riuniti per un pranzo insieme, anche se non proprio alla stessa tavola.
La storia, di nuovo, potrebbe finire qui, e Giuseppe potrebbe farsi riconoscere. Resta da capire però se questi fratelli sono davvero diventati fratelli, oppure no. E allora c'è l'ultima prova, quella della coppa nascosta nel sacco di Beniamino. Giuseppe mette cioè i fratelli nella stessa situazione del c. 37, quella di decidere la sorte del loro fratello minore: quando la coppa sarà ritrovata nel sacco di Beniamino, questo fratello minore sarà condannato a morte, o comunque trattenuto come schiavo. Che faranno i fratelli? Se non lo abbandoneranno al suo destino, come avevano fatto all'inizio con Giuseppe, allora sarà il segno che sono cambiati, che sono diventati fratelli. Difatti rispondono al maggiordomo che cerca la coppa nei loro sacchi: "quello dei tuoi servi presso il quale si troverà la coppa sarà messo a morte, e anche noi diventeremo schiavi del mio signore" (44,9). Ora tutti sono disposti a pagare, anche per una colpa che non hanno commesso. Davanti alla prospettiva che solo Beniamino debba pagare dicono: allora no, paghiamo tutti insieme! I fratelli finalmente non sono più complici, ma solidali.
E perciò non succede che dieci tornano dal padre e il minore torna dal faraone per essere messo a morte, ma "tornarono in città" (13), tutti e undici! Finalmente cominciano a camminare nella direzione della fraternità!

TESTO. Nel breve dialogo con Giuseppe (14-17) le parole vanno comprese nel loro senso immediato, ma anche nel loro significato più profondo.
Giuseppe: "Che azione avete commessa?". Avete rubato la coppa del visir, ma anche: avete ucciso il vostro fratello minore. "Non sapete che un uomo come me è capace di indovinare?": io sono capace di conoscere ciò che è nascosto: il furto della mia coppa, ma anche tutto ciò che avevo previsto con i miei sogni.
E davanti al visir Giuda, a nome dei fratelli, confessa la colpa: non abbiamo parole, non possiamo cercare di giustificarci, perché "Dio ha trovato la colpa dei tuoi servi" (16). Ma la colpa di cui parla non è tanto quella della coppa rubata (cosa che del resto non hanno fatto), ma quella di aver eliminato il fratello. Ne parla a Giuseppe, non sapendo che quello è Giuseppe e non sapendo che lui sa tutto.
E così, dal senso di colpa e dal rimorso stiamo finalmente arrivando alla confessione del peccato. Hanno tenuto quel peso nascosto nel cuore per anni, ma alla fine Dio (non Giuseppe), attraverso una serie intricata di eventi, ha fatto venire tutto allo scoperto: il sacco del loro cuore è stato aperto, e il peccato è venuto fuori. E ora sono pronti a pagare per quello che hanno fatto (non tanto il furto della coppa, che non hanno rubato, ma la vendita del fratello).

+ Con la confessione del peccato c'è anche la disponibilità alla penitenza, a pagare per quel peccato: "eccoci schiavi del mio signore, noi e colui che è stato trovato in possesso della coppa" (16). Disposti a pagare tutti, per la colpa di uno.
-> È questo sentirci profondamente solidali, nel bene, ma anche nel male, il distintivo dei fratelli. L'amore si spinge fino a qui (cf. Teresina, Padre Pio...).

+ I fratelli sono sottoposti a delle umiliazioni: accusati di essere spie, poi considerati ladri perché si ritrovano il denaro nei sacchi e poi la coppa, furti che non hanno commesso!
? Per noi la cosa più importante quando le relazioni scricchiolano è sempre chiarire da che parte sta la ragione (naturalmente dalla nostra!) e non siamo mai disposti a cedere finché questa ragione non ci è riconosciuta. Quante umiliazioni dobbiamo invece saper accogliere nel cammino che porta alla fraternità, e spesso per delle cose ingiuste, per cose che non abbiamo mai commesso né pensato!

+ E non si giunge alla fraternità se non ci si sa fare servi del fratello: "Dio stesso ha scoperto la colpa dei tuoi servi. Eccoci schiavi del mio signore" (16), che è poi essere servi di quel fratello che abbiamo voluto dimenticare (Giuseppe). Quanta insistenza su questo rapporto servo-signore, che non è solo un modo ossequioso, tipicamente orientale, di rapportarsi, ma dice anche come dobbiamo guardare il fratello. S. Vincenzo de' Paoli diceva: "I poveri sono i vostri padroni".

+ Ma Giuseppe insiste (17): "L'uomo che sarà trovato in possesso della coppa, quello sarà mio schiavo". Beniamino deve essere trattenuto, perché ritenuto "colpevole". Ora i fratelli sono di nuovo chiamati a decidere cosa fare di quel fratello minore: Lo scaricheranno di nuovo, come hanno già fatto una volta con Giuseppe?

GIUDA. Quando Giuseppe offre la libertà a tutti in cambio di Beniamino (17), inizia il lungo intervento di Giuda (18-34), dove fa un po' il riassunto di tutta la storia. Si ferma a guardare indietro per cercare di mettere insieme i tasselli, cercare di capire quanto è accaduto, cercare di capire dove stanno andando.
-> Come sono importanti questi momenti di verifica generale. La nostra vita non è solo un intreccio casuale di fatti, a volte intricati, spesso anche dolorosi. Bisogna fermarsi ogni tanto e fare discernimento per tirare fuori dal sacco eventuali colpe o ferite, recenti o passate, che abbiamo sempre cercato di tenere nascoste, di non pensarci troppo. Lo facciamo nella confessione. Ma fermarsi anche semplicemente per capire cosa sta combinando il Signore nella nostra vita.
E questa revisione la si fa davanti al visir, che è poi un fratello/sorella, perché non basta solo ruminare tra sé e sé, è importante farla davanti a un fratello nella fede. E ci si chiarisce a se stessi.

+ Nel rileggere la storia passata Giuda non si ferma sulla carestia, sul grano, sul denaro ritrovato nei sacchi, sulla coppa. Ha capito che non sono quelle le cose importanti accadute nella loro storia. Va subito al nocciolo della questione: "Il mio signore aveva interrogato i tuoi servi: Avete un padre o un fratello? E noi avevamo risposto: Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancor giovane..., suo fratello è morto..." (19-20). Giuda ora ha capito che il vero problema è quello della famiglia, problema di fratellanza e di figliolanza, non di carestia e di fame!
-> Quante volte noi leggiamo gli eventi della nostra vita solo a un livello superficiale, senza cogliere le cose che veramente sono importanti... Non basta risolvere i problemi di salute, o di bilancio economico, sono altre le cose che ci fanno vivere in pace: ritrovare il nostro vero rapporto con il Padre e ritrovare un rapporto di vera fraternità con dei fratelli!

AMORE DI FRATELLO. Nelle parole di Giuda ormai si comincia a parlare di fraternità, di fratelli minori, ma anche del padre, "abbiamo un padre e un fratello". Perché amore per il padre e amore per il fratello sono strettamente connessi.
Le sue parole sono quelle di un uomo ormai convertito. E lo si vede bene da alcune sue espressioni.
- "Noi rispondemmo (a nostro padre): non possiamo ritornare laggiù: se c'è con noi il nostro fratello minore, andremo; altrimenti non possiamo essere ammessi alla presenza di quell'uomo senza avere con noi il nostro fratello minore" (26). Bisogna esserci proprio tutti, nessuno escluso, anche il fratello minore, anche quello più antipatico perché il più amato dal padre. Non si può essere famiglia/fraternità se anche uno solo resta fuori.
-> Attenzione a non perdere per strada qualche fratello/sorella "minore". "Minore" non solo per la giovane. Anzi, spesso è il più anziano, il meno dotato….

- E neppure si può tornare al padre senza i fratelli, tutti. "Se io arrivassi dal tuo servo, mio padre, e il giovinetto non fosse con noi, poiché la vita dell'uno è legata alla vita dell'altro, non appena egli vedesse che il giovinetto non è con noi, morirebbe, e i tuoi servi avrebbero fatto scendere con dolore negli inferi la canizie del tuo servo, nostro padre" (30). Giacobbe vuole così bene a Beniamino, che se muore il figlio muore anche il padre. Giuda sta dicendo: "Beniamino è più amato di me, di noi tutti fratelli messi assieme e io non posso tollerare che questo legame di amore si spezzi". Se questo amore di predilezione una volta faceva problema, e aveva spinto addirittura i fratelli a uccidere il minore, ora non è più così. Anzi! Giuda aggiunge:

- "Il tuo servo si è reso garante del giovinetto presso mio padre… Ora, lascia che il tuo servo rimanga al posto del giovinetto come schiavo del mio signore e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli!" (33). Questo è davvero il punto di arrivo della conversione di Giuda/fratelli, il punto di svolta di tutta la storia. Giuda dice: prendi me, e lascia Beniamino. Durante il primo viaggio nessuno si era offerto al posto di Simeone; ora invece Giuda non solo si fa garante di Beniamino, ma è pronto a offrire la propria vita al posto di quella del fratello. Ne hanno fatta di strada, questi fratelli!
-> Disposto a pagare per un altro (e per una colpa non commessa)! È la prima volta che la Bibbia parla del soffrire al posto di un altro, per la salvezza di un altro ("sofferenza vicaria"), ciò che si compirà perfettamente in Cristo. Ma non è ciò che dovrebbe essere disposto a fare anche il cristiano?

PER AMORE DEL PADRE. Ma cosa spinge Giuda a fare questo? L'amore per il fratello, sì, ma prima di tutto e soprattutto l'amore per il padre: "Che io non veda il male che colpirebbe mio padre" (34) se torno da lui senza Beniamino. Un tempo non si erano fatti problema di far avere al padre la tunica macchiata di sangue del loro fratello, di vederlo soffrire sino alla morte. Ora invece la gelosia è stata completamente riassorbita ed è diventata amore fraterno ma anche amore filiale. Questo è il vero amore fraterno: disposti a dare la vita per un fratello spinti dall'amore per il Padre. Come Cristo!
-> La radice solida dei nostri rapporti fraterni è il nostro rapporto con Dio Padre. Come si diceva all'inizio: ogni problema di fraternità/famiglia è sempre anche, prima, un problema di figliolanza; se in una famiglia/comunità scricchiola l'amore fraterno è perché scricchiola l'amore per Dio Padre.

IL PADRE. Non solo amore "per il padre", ma amore del padre.
Il padre Giacobbe acquista sempre più spazio nella storia (15x solo nel nostro testo), come elemento determinante per raddrizzare la situazione tra i fratelli. Perché è esattamente questo l'elemento fondante ogni comunione. L'unica realtà che in tutta questa storia non si è frantumata è l'amore di Giacobbe per i suoi figli, anche se dimenticato, non capito, non assunto. Sì, perché all'uomo è data la libertà di poter rifiutare questo amore, e proprio questa è la caratteristica dell'amore vero: lasciare che l'altro possa rifiutarlo.

+ Ora l'amore fraterno non può essere ridotto a un imperativo etico, perché la nostra sola volontà non è in grado di realizzare tale imperativo. Occorre piuttosto aprirsi a quell'Amore, che è una forza reale: è l'amore del Padre in noi che opera e ci abilita a sentire l'altro come fratello perché Suo figlio.
E questo amore ha sempre una dimensione pasquale: non è un semplice abbracciarsi, ma è scendere negli abissi della pasqua a causa del dolore dell'assenza dei fratelli, sentire cioè la crocifissione perché mancano i fratelli. Ciò che appunto ha dovuto vivere prima Giuseppe e ora anche gli altri fratelli.

CONCLUSIONE. Ecco che è giunto a compimento il cammino che Giuseppe voleva far fare ai suoi fratelli: voleva che tornassero ad essere fratelli perché voleva che tornassero ad essere figli. E dalle parole di Giuda si capisce che questo è accaduto. I fratelli sono davvero convertiti; adesso sono davvero fratelli! Il peccato è stato completamente riassorbito: chi una volta ha tolto la vita al fratello, ora è diventato capace di dare la vita per il fratello.
Allora è giunto il momento in cui Giuseppe può rivelarsi, ora i fratelli possono riconoscerlo, perché sono diventati fratelli e perché sono finalmente diventati anche figli.

DOMANDE
+ Ho il coraggio di fermarmi, ogni tanto, per rivedere il cammino della mia vita, o tiro sempre avanti senza pormi troppi problemi? Ho l'umiltà di farlo davanti a un altro/a?
+ Solidali con il male, il peccato degli altri. Quanto sento anche "mio" il peccato di un fratello? Quanto mi fa male il peccato del mondo? Quanto sono disposto a pagare, a metterci del mio, per il peccato degli altri?
+ Quanto sono attento a non perdere per strada un fratello/sorella "minore"?
+ L'amore per il Padre, che ogni giorno coltivo soprattutto nella preghiera, mi spinge ad amare di più i fratelli/sorelle?

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